L'operazione

Taranto, frode sui bonus edilizi: sequestrati 150 milioni

Francesco Casula

Nuova inchiesta della Gdf. 17 indagati tra Puglia, Campania, Liguria e Lombardia

TARANTO - Lavori mai effettuati, immobili inesistenti, dati catastali inventati. è un vero e proprio terremoto la nuova inchiesta della Guardia di Finanza di Taranto sui bonus edilizi.

Ammonta infatti a oltre 150 milioni di euro il valore dei crediti sequestrati dai finanzieri ionici nei confronti di una serie di aziende presenti in quattro regioni italiane e ritenute responsabili di indebita percezione di erogazioni pubbliche attraverso il sistema dei bonus per l’edilizia concessi dai Governi negli anni scorsi.

Sono complessivamente 17 le persone iscritte nel registro degli indagati e tra queste tre sarebbero di Taranto: si tratta di due imprenditori e di una impresa. Le indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, sarebbero partite da un’informativa dell’agenzia delle Entrate inviate alla Procura che, sulla base di un protocollo stilato tra i diversi enti pubblici, ha affidato alle fiamme gialle il compito di verificare la vicenda. Il lavoro dei finanzieri quindi si è basato su analisi dei documenti e l’incrocio con le banche dati, ma non solo. Attraverso una serie di sopralluoghi sono riusciti a comprendere che quei contributi non doveva essere erogati: non solo perché i richiedenti non erano intestati di alcun immobile, ma anche perché in alcuni casi gli immobili erano addirittura inesistenti. E ancora le pratiche in determinati casi sarebbero state istruite attraverso l’utilizzo di dati catastali completamente inventati. Una maxi raggiro, secondo l’accusa, che è stato possibile ricostruire grazie a un’attività particolarmente lunga e delicata che dopo mesi di lavoro nei giorni scorsi ha portato al blocco dei crediti che l’Agenzia delle Entrate avrebbe concesso alle diverse imprese e che ora invece restano congelate in attesa che l’inchiesta faccia il suo corso.

Nelle prossime ore toccherà al pubblico ministero Lucia Isceri, che ha coordinato l’inchiesta dei militari, chiedere la convalida del sequestro messo a segno dai finanzieri: la richiesta sarà sottoposta al giudice per le indagini preliminari che dovrà esaminare gli elementi raccolti dagli investigatori della Fiamme gialle e decidere se confermare o meno il blocco delle somme.

Stando a quanto ricostruito dalla Gazzetta, le indagini dei finanzieri avrebbero consentito di accertare presunte frodi riguardo diverse tipologie dei cosiddetti «bonus»: oltre al superbonus 110 per cento, ci sarebbero infatti anche altre tipologie di credito come i bonus ristrutturazione al 50 per cento e gli «eco bonus», ma non solo. Le attività investigative dei finanzieri di Taranto avrebbero consentito di individuare imprese che, come detto, hanno sede in quattro regioni italiane: oltre alla Puglia, infatti, ci sarebbero società della Campania, della Lombardia e della Liguria.

L’inchiesta ionica è arrivata a distanza di circa un mese da quella dei finanzieri di Asti che con l’indagine ribattezzata «Capisci a mme» e che aveva coinvolto anche un’azienda tarantina, aveva messo sotto chiave crediti per circa 700 milioni di euro.

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