Animali in famiglia

Anche cani e gatti perdono la memoria

Marco Smaldone

Una patologia che in questi ultimi anni si manifesta con sempre maggiore frequenza, poiché cani e gatti vivono sempre più a lungo

Continuando a parlare dei cani e dei gatti anziani, come promesso, adesso ci soffermeremo sulla demenza senile. Una patologia che in questi ultimi anni si manifesta con sempre maggiore frequenza, poiché cani e gatti vivono sempre più a lungo, tanto da essere definiti centenari. Una delle cause di questa maggiore incidenza patologica è legata alla massiva perdita di cellule cerebrali a cui molti anziani vanno incontro. Questa malattia nota anche come «sindrome da disfunzione cognitiva» (SDC), è paragonabile all’Alzheimer nell’uomo. Si manifesta con disturbi neurodegenerativi che portano alla demenza, cosa che succede anche negli esseri umani. Si esprime in primis con la perdita della memoria ed anche in altre funzioni cognitive.

Un'indagine come la risonanza magnetica può essere utilizzata anche per i nostri amici pelosi per valutare il grado di atrofia cerebrale causata dalla perdita dei neuroni encefalici, oltre ad identificare le aree del cervello più colpite dalla malattia. I sintomi che evidenziano i nostri amici animali sono molto simili a quelli che presentano gli esseri umani affetti da demenza senile e nello stesso modo possono influenzare anche la qualità di vita degli animali.

Nel cane, i segni clinici più importanti che caratterizzano la demenza senile, oltre ad essere molto vari, tendono a progredire in modo inarrestabile. Un sintomo comportamentale frequente manifestato da cani affetti da demenza senile è di girovagare per casa senza una meta e spesso camminando in circolo; ancora peggio è che si possono bloccare negli angoli contro il muro senza poi essere in grado di indietreggiare per riprendere a muoversi correttamente, azione questa abbastanza ripetitiva nei soggetti affetti da demenza senile.

Per sapere se effettivamente un cane è affetto da demenza senile, prima ancora di andare dal veterinario, il padrone potrebbe eseguire un test denominato CADES (Canine Dementia Scale). Consiste in una scala di valutazione comportamentale utilizzata proprio per diagnosticare la demenza senile nel cane. Si tratta di un questionario con 17 domande che permettono ai padroni di valutare il comportamento del cane in diverse situazioni. Il questionario valuta molti aspetti come «Orientamento, Interazione sociale e Attività». La prima voce permette di capire se il cane ha difficoltà nel ritrovare la strada di casa oppure di riconoscere luoghi e persone.

L'interazione sociale, invece serve per valutare un eventuale diminuzione dell'interesse per i membri della famiglia, come anche comportamento meno affettuoso e possibile isolamento. L'attività, serve a capire se c'è una riduzione dell'attività fisica, eventuali cambiamenti del ritmo sonno-veglia, come anche aumento dell'ansia ed irrequietezza.

Dal punteggio che emerge dal test CADES può essere determinato il livello di gravità della demenza, ma che può spaziare da assente a grave. I soggetti riscontrati positivi al test CADES devono poi essere portati dal veterinario che approfondirà le indagini con esami di laboratorio e risonanza magnetica. Potrà così escludere altre malattie con sintomi più o meno simili come diabete, problemi di udito, di vista ed affezioni tiroidee (ipotiroidismo), tutte patologie frequenti nei soggetti anziani prima di confermare la diagnosi di demenza senile.

La cura: al momento non esiste una terapia del tutto attendibile contro la demenza senile nel cane, ma ci sono opzioni terapeutiche che aiutano a rallentare la progressione della malattia migliorando la qualità della vita di questi pazienti. Fra i farmaci che il veterinario potrebbe prescrivere ci sono gli inibitori della colesterasi che possono migliorare la trasmissione dei segnali nervosi al cervello. Anche gli alimenti possono aiutare a proteggere il cervello: quelli che contengono nutrienti specifici sono a base di Omega 3, con vitamina E ricchi di antiossidanti che sono di aiuto per la salute cerebrale.

Esistono anche appositi integratori a base di PEA-um sostanza che mantiene la corretta funzione degli endocannabinoidi, anche a livello cerebrale, utile per supportare buoni effetti sulla funzione cognitiva.

Un buon aiuto in questi casi può venire anche dalla terapia comportamentale valida per aiutare il cane per gestire l'ansia e la frustrazione, permettendo interazione sociale e riduzione dei comportamenti ripetitivi.

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