animali in famiglia

Piccole zanzare da tenere a bada

Il «pappataci» veicola la leishmaniosi, temutissima malattia che affligge milioni di cani nel Meridione d’Italia

Con l’arrivo della bella stagione c’è un altro acerrimo nemico da tenere a bada: il «pappataci». Stiamo parlando della pericolosa zanzara che veicola la leishmaniosi, temutissima malattia che ogni anno affligge milioni di cani e non solo, soprattutto nel Meridione d’Italia, Puglia compresa e ancora di più nelle isole. Malattia infettiva parassitaria complessa, cronica e contagiosa, è causata dal protozoo del genere leishmania infantum: di solito provoca danni progressivi molto gravi nel cane.

In particolare, occorre tener presente che è una zoonosi, ovvero può essere trasmessa anche all’uomo. La sua diffusione è dovuta alle punture di piccolissime zanzare detti «pappataci» che agiscono durante tutto il periodo caldo dell’anno fino ad ottobre. I pappataci hanno abitudini notturne, ma di solito sono già molto attivi sin dalle prime ore crepuscolari ed agiscono fino all’alba. La loro deleteria azione è quella di veicolare questo protozoo da un soggetto che è ammalato ad uno sano e questo avviene dopo che lo hanno ingerito compiendo un primo pasto di sangue da un animale infetto, per poi trasfonderlo ad uno sano, quando andranno a compiere il secondo pasto di sangue.

Quindi, questa malattia non si contagia da cane a cane e né tantomeno da cane a padrone. A farlo, sono solo le femmine di questo insetto «malefico» e lo stesso meccanismo patogenetico si verifica anche per noi. La malattia viene definita «opportunistica», poiché si manifesta solo in quei soggetti fortemente immunodepressi (o quando lo diventano). Questa caratteristica può rendere difficile scoprire la malattia perché può manifestarsi a distanza dalla puntura e quando meno te lo aspetti. Ad esempio d’inverno quando le zanzare sono inesistenti, ma anche in tempi diversi, da soggetto a soggetto.

In altre parole, non ha alcun tempo di incubazione prestabilito, così come invece avviene per tutte le altre malattie infettive che hanno tempi d’incubazione standard. Si pensi alla gastroenterite infettiva del cane o del gatto o al cimurro del cane.

In genere avviene che, trascorso il previsto tempo dell’incubazione, se la malattia non si è palesata, poi non potrà più presentarsi. Questo, purtroppo o per fortuna, non si verifica per quei soggetti che hanno subito le punture dei pappataci: se non sono immunologicamente depressi potranno vivere in modo regolare nei mesi successivi e per anni, se non addirittura per tutta la vita. E questo pur albergando nel loro organismo il malefico protozoo. Ciò, beninteso, succede solo grazie alle ottime difese immunitarie dei soggetti che potranno difendere ad oltranza il loro organismo dalla temutissima leishmaniosi. Al contrario, poiché opportunistica, potrà esordire con tutta la sua veemenza nel caso di improvviso crollo delle difese immunitarie (spesso drastico).

È questa la spiegazione tecnica per cui la leishmaniosi viene definita malattia opportunistica (caratteristica che, come vedremo, interessa anche noi persone). A conferma di quanto appena detto mi piace riferirvi di una importante giornata congressuale sulla leishmaniosi, congresso svoltosi qui a Bari che organizzai nel lontano 1995, nella prestigiosa cornice dell’Aeroporto Militare Bari-Palese. In quella circostanza veniva messo a confronto la malattia del cane con quella dell’uomo attraverso relazioni svolte da professori della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bari e da professori di Malattie Infettive del Policlinico di Bari. Fu proprio in quella giornata congressuale che l’infettivologo prof. Paolo Maggi del Policlinico di Bari, propose i risultati di una straordinaria ricerca fatta su diversi pazienti affetti da AIDS.

Tutti di origine pugliese, si erano trasferiti in altre città del nord Italia o in Germania dove la malattia era inesistente. Senza aver mai fatto ritorno nelle loro città d’origine, a distanza di molti anni era stata riscontrata loro la leishmaniosi. Dagli accertamenti si scoprì che la malattia era stata causata dalle pregresse inoculazioni dell’agente patogeno da parte dei pappataci quando da giovanissimi queste persone vivevano in Puglia. La malattia si era potuta attivare a distanza di moltissimi anni, quando avevano purtroppo contratto la devastante malattia dell’AIDS che aveva provocato loro l’immunodeficienza. Il relatore, prof. Paolo Maggi, quel giorno, illustrandoci la sua eccezionale ricerca, potette dimostrarci quanto sia imprevedibile ed opportunistica questa subdola malattia.

Sabato prossimo continuerò a soffermarmi sulla leishmaniosi: vedremo quali sono i sintomi più eclatanti, le terapie e molto altro ancora.

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