Il ricordo
Addio a Patrizia Nettis, cronista con il sorriso
Stava preparando un’intervista, per lei inedita, a Filippo Inzaghi, il tecnico della Reggina. «Mi raccomando, io di calcio non sono una grande esperta. Mi affido alla mia redazione sportiva, la mia seconda famiglia»
Ho sentito Patrizia Nettis, «Patty» per tutti noi della Gazzetta e in particolare per la squadra dello Sport, mercoledì pomeriggio. La solita raffica di proposte, la solita mitragliata e l'eccitazione giornalistica per prepararsi ad un’intervista, per lei inedita, a Filippo Inzaghi, il tecnico della Reggina. «Mi raccomando, io di calcio non sono una grande esperta. Mi affido alla mia redazione sportiva, la mia seconda famiglia».
Tutta scena, non ce ne sarebbe stato bisogno. Perché lei è sempre stata pronta ad affrontare qualsiasi tipo di argomento, sportivo o di cronaca, le mettessimo sotto il naso. Sono convinto che l'intervista ad Inzaghi sarebbe stata l'ennesima, splendida perla di una lunga collana che continuerà a brillare nei ricordi e nei cuori di tutti quanti hanno avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla.
È il pezzo più difficile della mia carriera. Perché scrivere di una vita spezzata, di una giovane vita spezzata è semplicemente terribile. In particolare, poi, quando c'è da ricordare una persona che ha vissuto quasi quotidianamente lo stesso percorso lavorativo. Attiva, anzi no iperattiva, motivatissima, perennemente in prima linea, la trincea delle notizie la sua terra preferita. Una «Wonder woman della penna», miniera davvero inesauribile di suggerimenti e consigli. Sempre pronta a dire di sì alle richieste, anche di «pezzi» impossibili, che le piovevano ogni giorno da tutte le nostre redazioni. Affidabile, una vera professionista, una «Giornalista». Ecco, sapete quei calciatori che abbinano la qualità alla quantità? Lei era questo. Non per niente aveva vinto per due volte l’ambito «Premio Campione» ed era stata eletta nello scorso gennaio la miglior giornalista pugliese di volley.
La «Gazzetta» le era entrata nel sangue. Nuoto, volley, sport paralimpici, interviste a mille personaggi della galassia sportiva. E pezzi di cronaca a raccontare in particolare la «sua» Gioia del Colle e non soltanto. Con quel tocco di classe in più dovuto alla sua esperienza sul campo: correva, nuotava, aveva giocato a tennis e volley.
Cadrò nel banale. Ma la sua mitragliata mattutina di messaggi, il suo entusiasmo nel proporre temi e argomenti, mancheranno a tutti noi. Mancherà la sua firma, la sua sigla «pat. net.», le sue volate per riuscire a mandare in tempo utile i pezzi altrimenti il «capo si incazza» (ma per finta), la sua semplicità nell'essere la numero uno. Vorrei semplicemente dirle una cosa. Grazie per tutto quello che hai fatto per il nostro giornale.