il politico nel pallone
«Schlein? Ha un sinistro alla Roberto Carlos. Il mio Pd con il 5-5-5»
Domenico De Santis , segretario del Pd Puglia e tifoso del Bari ,traccia il suo schema tattico ideale per i dem
Domenico De Santis, sabato ha iniziato ufficialmente il suo percorso da segretario del Pd Puglia e poche ore dopo ha visto il Bari battere il Benevento e tornare al terzo posto. Dove può arrivare l’undici di Mignani?
«Il Bari di quest’anno crea gioco e fa divertire. Poi gioca sempre in 12 per il sostegno in casa e in trasferta del nostro straordinario pubblico. La rosa è un mix tra giovani talenti come Cheddira e bomber esperti come Antenucci».
La parola promozione è bandita per scaramanzia.
«Piedi per terra. Il tecnico giustamente dice che dobbiamo pensare ad ogni singola partita. Bari merita i grandi palcoscenici. E poi sarebbe bellissimo rivivere il derby con il Lecce».
Come nasce la passione per il Bari?
«Fin da bambino: la prima partita che ho visto, portato da mio padre, al Della Vittoria, avevo 5 anni. Maiellaro dribblò il portiere, fermò la palla sulla linea di porta e la mise in rete dopo qualche secondo, perché nel frattempo incitava i tifosi a fare la hola. Lo stadio esplose… Quante volte ho visto imitare quel gesto dai miei coetanei del Libertà e di Barivecchia».
Da segretario regionale del Pd, dovrà tenere conto anche dell’anima leccese del partito…
«Quando sono andato in giro per i circoli salentini durante il congresso ho tolto la cover biancorossa al cellulare (sorride, ndr). Il presidente del Lecce, Sticchi Damiani, è stato il mio avvocato; un tifoso sfegatato come Stefanazzi è un mio caro amico pur con qualche sfottò. Certo, con Alessandro Delli Noci gli scontri sul calcio sono molto accesi e goliardici. Io amo il Salento e se potessi, vivrei sei mesi all’anno tra Otranto, Melpignano e Gallipoli».
Quale squadra ha amato di più?
«La Bari dei Matarrese, di Fascetti e Cassano, classe 82 come me. Il suo esordio con gol all’Inter è pura favola. L’avevo incrociato nelle sfide tra bambini in piazza Ferrarese. Era fortissimo, ma noi avevamo due che gli tenevano testa, Dino e Martino: hanno fatto le giovanili in squadre del nord, ma poi li ho persi di vista. Io mi diedi all’atletica per il Cus Bari».
A pallone non brillava?
«Sapevo correre, avevo la grinta del ragazzo di strada, ma non avevo il loro talento. Giocavamo con la palla costruita con giornali e nastro adesivo, tra piazza Cesare Battisti e Barivecchia…».
Il campione preferito?
«Divido il mio cuore tra Antonio Cassano e Joao Paolo. Joao andavamo a vederlo di nascosto dai nostri genitori percorrendo chilometri a piedi dal Libertà fino al San Nicola. . Dopo tanti anni ho avuto l’opportunità di fare una partita con Joao, gli ho parato un rigore, ma mi fece 5 gol, che emozione».
L’atletica?
«Da ragazzo mi allenavo due volte al giorno, con i tecnici Vittorio Ladisa e Pippo Carnimeo. Ero sempre il secondo della mia categoria, perché c’era un certo Cosimo Caliandro, che è stato campione italiano e europeo. Poi mollai tutto per la politica».
È più difficile riportare il Bari in A o rigenerare il Pd?
«Direi che il Bari e il Pd attraversano un momento simile, non semplice, ma hanno storie e radici così profonde che ci consentiranno di raggiungere ottimi risultati nel breve periodo».
Che schema dovrebbero ora adottare i dem?
«A livello nazionale serve una propensione offensiva, un 4-2-4. Ed Elly sta andando in questa direzione. In Puglia dobbiamo adottare il modulo di Lino Banfi, il 5-5-5. Dobbiamo mischiare le carte: difendere e attaccare, con molta creatività ed estro».
Lei è stato negli ultimi anni «un mediano» dietro le quinte. Ora le tocca stare in regia…
«Proverò a far girare la palla, le fasce saranno fondamentali per le prossime sfide. Sarò regista ma anche allenatore, abbiamo donne e uomini di esperienza, ma anche giovani talenti da schierare».
Che calciatore le ricorda Elly Schlein?
«È una fuoriclasse alla Roberto Carlos, con un sinistro potentissimo».
Michele Emiliano e Antonio Decaro?
«Sono come Protti e Tovalieri».
Per le comunali di Bari e la Regione cosa bolle in pentola?
«Al momento ci faremo trovare pronti».