Spettacoli

«Guerra e Pace» al Festival della Valle d’Itria tra Rossini, Britten e Ravel

Ottavio Cristofaro

Presentata ieri a Milano la 51esima edizione della rassegna, la prima affidata alla direzione artistica di Silvia Colasanti

Un’eco barocca annuncia il 51esimo Festival della Valle d’Itria. Quest’anno, un vento di novità soffia sulla rassegna lirica pugliese con la nomina, per un triennio, della compositrice Silvia Colasanti alla curatela artistica. Un passaggio di testimone che non rinnega le radici profonde del Festival - l’attenzione al repertorio belcantistico e la riscoperta di gemme operistiche rare - ma che anzi le arricchisce con una sensibilità contemporanea e un’apertura significativa verso la musica del XX e XXI secolo.

Come un prezioso scrigno, il Valle d’Itria continuerà a incastonare i suoi eventi nei luoghi simbolo di Martina Franca: l’imponente Palazzo Ducale, la sacrale Basilica di San Martino, il suggestivo chiostro di San Domenico, teatri naturali di incomparabile bellezza. A questi si aggiungono le masserie del territorio, custodi di un’anima pugliese autentica e di tradizioni secolari, pronte ad accogliere le note del festival.

La presentazione ufficiale del cartellone ieri mattina, al Piccolo Teatro di Milano, un appuntamento tradizionale a cui ha preso parte - tra gli altri anche il direttore generale del dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia, Aldo Patruno, e il sindaco di Martina Franca, Gianfranco Palmisano, oltre ovviamente al presidente Michele Punzi.

Il titolo scelto per questa 51ª edizione, «Guerre e Pace», risuona con particolare intensità nel nostro presente. Un binomio che la direttrice artistica Silvia Colasanti ha voluto esplorare nelle sue molteplici sfaccettature, dal conflitto armato alle battaglie interiori, dalle tregue fragili alle aspirazioni di armonia. Un tema potente che si traduce in una programmazione ricca e stimolante, con tre opere al centro della scena.

A inaugurare il festival, il 18 luglio nel cortile di Palazzo Ducale, sarà un titolo iconico del belcanto: il Tancredi di Gioachino Rossini. Un’opera che torna a Martina Franca dopo 49 anni dalla sua prima apparizione, e che per l’occasione offrirà al pubblico un’esperienza unica: l’esecuzione dei due finali originali, quello composto per Venezia e quello successivo per Ferrara, permettendo di immergersi nel genio creativo del giovane Rossini.

A dirigere l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala sarà Sesto Quatrini, un talento cresciuto proprio nel vivaio del Festival, con la regia affidata al pluripremiato Andrea Bernard. Un cast di voci di primo piano, tra cui il mezzosoprano Anna Goryachova nel ruolo del protagonista, promette di restituire tutta la vibrante umanità di quest’opera.

Un forte messaggio pacifista giungerà con la prima italiana di Owen Wingrave di Benjamin Britten, in scena a Palazzo Ducale dal 27 luglio. Composta nel pieno della guerra del Vietnam, quest’opera è un’accorata riflessione sull’obiezione di coscienza e sul rifiuto della violenza. Daniel Cohen guiderà l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, con la regia di Andrea De Rosa.

A cento anni dalla sua composizione, un’opera di rara esecuzione in Italia, L’enfant et les sortilèges di Maurice Ravel, incanterà il pubblico nel chiostro di San Domenico dal 19 luglio. Questa fantaisie lyrique su versi di Colette, con la sua scrittura musicale moderna e innovativa, sarà presentata nella versione cameristica di Didier Puntos, coinvolgendo anche le giovani voci del territorio.

La regia è affidata a Rita Cosentino, con Myriam Farina alla direzione musicale e un cast interamente formato dai talenti dell’Accademia del Belcanto «Rodolfo Celletti».

Ma il Festival della Valle d’Itria non è solo opera. Un fitto calendario di concerti, incontri e dialoghi animerà ogni giorno l’edizione 2025. Spicca il concerto sinfonico del 1° agosto a Palazzo Ducale, con Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, alla guida dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala nell’esecuzione della drammatica Quattordicesima Sinfonia di Sostakóvic.

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