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«Radiofreccia», film di culto con Stefano Accorsi per la regia di Luciano Ligabue
Fu un successo inaspettato di pubblico e critica quello riscosso a suo tempo da Radiofreccia, film del 1998 diretto da Luciano Ligabue, all’esordio nella regia, e prodotto dal barese Domenico Procacci. L’opera - in onda stasera alle 21.15 su La7 -, ispirata ad alcuni racconti presenti nel primo libro pubblicato dallo stesso Ligabue, la raccolta Fuori e dentro il borgo, ottenne tre David di Donatello, due Nastri d’argento e quattro Ciak d’oro. All’inizio 2006 giunse anche un importante riconoscimento internazionale con la proiezione negli Stati Uniti al MoMA, il Museo d’Arte Moderna di New York.
Nel cast, Stefano Accorsi interpreta Ivan Benassi detto «Freccia», Luciano Federico, invece è Bruno Iori. Con loro, fra gli altri, Serena Grandi, mamma di Freccia; Francesco Guccini, Adolfo; Patrizia Piccinini, Marzia; e Luciano Ligabue con due camei, quello di speaker radiofonico e di disc jockey nella radio.
È il 20 giugno 1993: Bruno Iori, il dj di Radiofreccia, all’alba del 18esimo anniversario della fondazione dell’emittente, decide di chiuderla per una ragione che farà capire rievocando gli anni passati. Il flashback parte dal 1975, in una piccola città del reggiano (forse Correggio). Nascevano le radio libere e Bruno, ragazzo affascinato dalla musica, fonda la sua radio, chiamata Raptus, aiutato dai suoi amici Iena, Tito, Boris e soprattutto Ivan Benassi detto «Freccia».
«Io credo - spiega Ligabue - che fare il regista sia una cosa molto lontana dalla mia natura. La musica è un’esperienza più immediata. Il cinema ha a che fare con i filtri, con la progettazione, e quelli non sono i miei modi. Però ho sentito che era un’offerta che non potevo rifiutare». [red.spett.]