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Taranto, il prossimo sindaco obbligato a una guida strabica

giuse alemanno

Un occhio sulla città, l’altro sulla provincia

Taranto, fatta la tara di tutti i lati negativi che la restringono in paesaccio, è una grande città. È il capoluogo pugliese con più possibilità di trasformazioni vantaggiose in tempi brevi. Il sindaco di Taranto, nell’imminente futuro, non assolverà solo al compito di Primo Amministratore e Primo Cittadino, con una ricaduta oscillante da Parco Cimino a Lido Azzurro, da San Vito ai Tamburi. Ci sarà molto altro. L’evoluzione sociopolitica delle comunità sta spostando gli equilibri territoriali in modo progressivo, a tutti i livelli. Se la Puglia è sempre più Bari-centrica, la provincia jonica sta diventando sempre più Taranto-centrica. Chi guiderà la Città dei Due Mari sarà il punto di riferimento di tutte le amministrazioni della provincia: da Avetrana a Laterza, da Torricella a Martina Franca.

Guidare Taranto nell’avvenire, quindi, avrà valenza extraterritoriale. Questo obbligherà a una guida strabica: un occhio concentrato sulla Città, l’altro sul resto del territorio provinciale. Impresa difficilissima, ma frutto del nostro tempo. Immaginare che tale incombenza possa essere assolta al meglio da una unica individualità, è illusione. Può riuscirci solo una squadra che abbia il futuro Sindaco come capitano, ma tutti gli altri non devono essere da meno. Da milanista potrei proporre, come esempio: Dida, Cafù, Nesta, Costacurta, Maldini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Inzaghi, Kaka, Shevchenko. Il capitano era Paolo Maldini, ma … trovatemene uno scarso!

Sarà il compito più arduo per il prossimo sindaco di Taranto: scegliere in modo oculato e lungimirante da chi farsi affiancare, consigliare, sostenere, correggere, incitare, fermare o suggerire cautela. Chi dovrà difenderlo, quando quel “Nessuno è perfetto” finirà di essere la geniale battuta conclusiva di A qualcuno piace caldo e si trasformerà in contingenza. Non sarà facile. Anche perché le asprezze delle critiche non aspettano più i tempi dei media tradizionali: i social hanno esasperato ogni forma di comunicazione. Ma farsi dettare l’agenda dalle urgenze è il metodo più efficace per sbagliare tutto. Stabilire priorità di intervento e dare tempi certi per le soluzioni. Questo servirà, senza sbavature, senza grossolanità, senza sentirsi investiti da una missione ultraterrena. Con l’umanità che conserva chi ha la consapevolezza di poter far meglio. Con l’umiltà di chi ricorda che a certi ruoli si viene prima designati e poi eletti. Con la forza della propria visione del futuro di Taranto.

Che è una grande città e deve tornare a splendere.

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