Punti di vista
La tornanza che fa rima con la speranza
Il loro sguardo potrà aiutarci a guardare avanti e non più indietro, dove non vogliamo più andare
Desertificazione, spopolamento, abbandono di luoghi e di sogni. Mentre i nostri borghi e le nostre città soffrono gli esodi della meglio gioventù, c’è chi fa della ritornanza un cammino verso il futuro. Fioriscono iniziative, innesti generativi danno origine a nuove esperienze e, oltre ad un festival dedicato con una tappa già ospitata anche a Matera in una notte di fine estate, i promotori del movimento culturale La Tornanza, Antonio Prota e Flavio Albano, evangelizzano il loro credo pubblicando libri e Podcast, organizzano eventi formativi sull’autoimprenditorialità per far rinascere i borghi attraverso l’innovazione. “Tornare a sé stessi, guardare avanti, e connettersi con chi, come te, è pronto a lasciare un segno”, recita l’espressione motivazionale riportata a colpi di bit sulle pareti gialle della loro casa digitale. Suscita sorrisi e plausi questa bellissima iniziativa colma di speranza e pensieri attivi.
“Il tornante – recitano gli autori del libro e promotori del progetto -, è come un’onda che si ispira a largo e scarica la sua energia nel punto di arrivo. L’innesto di un tornante in una comunità genera scompiglio, fa saltare le certezze, mette a nudo le debolezze, evidenzia le lacune, al tempo spesso riconosce le qualità e tende a valorizzarle. Il suo punto di vista è totalmente nuovo”. Tanto da non poterlo reggere, si potrebbe aggiungere, nella consapevolezza che si potrebbe rimanere intrappolati in una tensione dialettica tra odio e amore verso la casa-luogo in cui si torna, che sembra non voler cambiare.
Miopia stanziale indigena, humus ed ecosistemi economici e culturali sottosviluppati, deficienza sociale di chi ricopre ruoli di responsabilità, spesso dominano e condizionano i contesti già inariditi e depauperati dalle migliori energie intellettuali. Che poi, nelle imprese quanto nelle istituzioni non è solo l’intelligenza artificiale la chiave verso lo sviluppo, ma è soprattutto l’intelligenza sociale di chi ricopre ruoli importanti a fare da ponte, impalcatura fondamentale che spesso trasforma il lavoro da guadagno di un reddito a capacità di produrre un reddito, da esigenza di sopravvivenza a interesse per esprimere sé stessi. L’intelligenza sociale converte la fatica fine a sé stessa a impegno utile per il benessere, dando modo di vivere in maniera più interessante quello a cui ci si dedica. È una bella sfida quella dei tornanti, insieme ai restanti più curiosi e volitivi possono far crescere la cultura di impresa e dell’innovazione, aggiornando anche il software dell’intelligenza sociale, per imparare insieme a relazionarsi in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile. Allora ben vengano i nuovi come backer e ritornanti che si uniscono sempre più numerosi al movimento, il loro sguardo potrà aiutarci a guardare avanti e non più indietro, dove non vogliamo più andare.