Punti di vista

Purezza e ostentazione, la «mascolucanità» tra sacro e profano

Mariateresa Cascino

Un bizzarra composizione di immagini ha tappezzato il muro di piazza San Pietro Caveoso

Sacro e profano, purezza e ostentazione. Lo sguardo si è posato sospettoso e lieve sulla bizzarra composizione di immagini che ha tappezzato il muro di Piazza San Pietro Caveoso. Un’ affissione spontanea, frutto di un’azione di valorizzazione territoriale che vuole mettere al centro la FemminiLUCANIA. Guardando con la lente di ingrandimento, e senza voler entrare nel merito dell’iniziativa, si scopre che sugli scatti realizzati per promuovere paesini abbarbicati sui pendii, scorci e panorami naturalistici della Basilicata, troneggiano donne lucane di ogni età, alcune in pose naturali e semplici, con una poetica genuina e spontanea, altre rappresentate con gli stilemi di un linguaggio che asseconda una visione un po’ sessista provocando sollecitazioni e pulsioni morbose. Appese a mollette su fili penzolanti, i fogli formato A3 e A4 campeggiavano sul muro secolare della piazza più immortalata dai cineasti internazionali.

Nel gioco dei simbolismi presenti, l’occhio poi è stato rapito dalla luce che illumina l’immagine della Madonna, riconosciuta nella nostra cultura come Madre Divina, figlia unica e irripetibile nella storia dell’umanità, segno di perfezione e modello virtuoso, che sovrasta su tutto, rendendo così notevole la stretta vicinanza tra sacro e il profano.

Da una parte l’esperienza comune, la vita autentica nei paesini lucani, il limite e anche la sessualizzazione della presenza femminile, sempre più strumento di consumo e guadagno, dall’altra il sacro potente, la forza che dà sostegno, stabilità, fede. Non sapendo cosa sia nato prima, se il sacro o il profano, si rimane consapevoli che ognuno sia libero di disporre consapevolmente del proprio corpo. Ma, la percezione che si ha è quella di trovarsi a vivere un’esperienza in cui la rappresentazione del corpo femminile, per alcune immagini, va a stratificarsi e intrecciarsi nel tessuto di visioni ricevuto e che oggettivizza la donna e ubbidisce ad un maschilismo a cui siamo ormai assuefatti.

Così, viene da riflettere su questo ossimoro visivo della composizione bizzarra e spontanea: da una parte la Mater Divina Provvidentia Ora Pronobis, dall’altra l’attrazione verso il paesaggio lucano attraverso simulacri estetici femminili, al centro dell’attenzione per intrattenere con corpi e volti femminili e per promuovere luoghi e paesaggi.

Lo sguardo oggettivante ormai pervasivo e dilagante, pericolosamente generativo di comportamenti in cui prevalgono pulsioni, violenza e potere, è fonte di domande. Viene spontaneo interrogarsi, per amore di parità, sulla possibilità di sostituzione di quelle immagini con intriganti maschi alfa lucani. Non c’è dubbio che, come recitava la stessa foto delle nonne di Acerenza immortalate e affisse lì sul muro, «abbiamo perso i punti di riferimento». Allora Mater Divina, per favore, perdonaci e aiutaci tu.

Privacy Policy Cookie Policy