Punti di vista
Antimafia sociale e lezioni di legalità
La Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, compie trent’anni
Mentre divampa una guerra, lì dove foto di donne e bambini fendono come una lama il nostro quotidiano apparentemente normale – sempre più soggetto, ormai, a una costante e inquietante precarietà – c’è da chiedersi cosa resti della pace. Se sia ridotta a macerie anche questo sentimento, nullificato com’è da un orrido che si rifiuta – persino lui – di specchiarsi e restituire la sua sinistra immagine. Ma ancora una volta, e volgendoci alle guerre e alle storie di casa nostra, viene voglia di vedere l’alba nel crepuscolo.
L’occasione la fornisce un evento nazionale che, dopo aver fatto tappa in Puglia anche a Lecce e a Bari, tocca Foggia (città sede di una sezione della Dia) in questi giorni con tre momenti simbolici chiamati a scandire una ricorrenza che è doveroso sottolineare.
La Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, compie trent’anni. Il corpo interforze che contrasta la criminalità organizzata nelle sue varie forme, anche esclusive, nacque grazie all’intuito e al coraggio di Giovanni Falcone che comprese la necessità di contrastare i tentacoli mafiosi contrapponendo una virtuosa ramificazione di forze su tutto il territorio nazionale. In questi giorni, dunque, il quartier generale della Dia è in città con un convegno impattante sul foggiano, “mafia e caporalato”, una mostra e un incontro conclusivo con gli studenti a mo’ di sintesi.
Un trittico composito che accorpa tutti i mondi: l’imprenditoria, nella fattispecie agricola, il territorio sano, quello dei più, e le scuole di Foggia e provincia; di logica conseguenza i giovani. Sul primo aspetto come in guerra ci sovvengono le sequenze strazianti di un tramonto primaverile del 1988, quando una donna e una madre di nome Incoronata – si direbbe con singolare stridore onomastico; crocifissa, piuttosto – morì di ritorno da una dura giornata di lavoro nei campi. Era con altre 17 donne stipata in un fugone che si ribaltò; non riabbracciò più i suoi figli, lei Incoronata, inchiodata come una martire nel nome del dio sfruttamento.
La mostra e gli studenti: grazie alla felice intuizione della Direzione investigativa antimafia nazionale e all’impegno costante e tenace della sezione di Foggia, la curvatura di questo ‘festeggiamento’ è soprattutto per loro, per i giovani, che malgrado guerre e strazi impongono a tutti noi di vedere uno spazio verde al di là di un muro che non ci rassegniamo a definire invalicabile.
Ce li immaginiamo festosi e curiosi di vedere quelle divise, chiedere ragguagli sulle operazioni sul campo delle donne e degli uomini della Dia, sbirciare tra foto, documenti e materiale d’archivio, magari alla ricerca di qualche storia di un loro coetaneo di tanti anni fa; magari a immaginarsi un futuro all’interno di questo corpo salvifico che sempre di più dobbiamo sentire come familiare e amico.
L’antimafia diventa forte proprio nelle scuole, dove questo corpo interforze viene accolto da dirigenti e docenti che si spendono quotidianamente e con coraggio, mai rinunciatari, mai arresi a operare in una città che troppi casi e troppe narrazioni distorte vogliono ferita a morte nel cuore e nell’anima.
Vis unita fortior recita il motto della Direzione investigativa amtimafia. E crediamo fino in fondo allo spirito latino e alla sua felice sintesi di forza che scaturisce dallo stare insieme.