Sgominato traffico rifiuti Campania-Puglia
BARI - Avrebbero dovuto trasportare solo rifiuti provenienti da mercati, supermercati e mense, e invece trasportavano rifiuti speciali pericolosi, fanghi e farine fossili disoleate che venivano mescolati a materiale non pericoloso e smaltiti in discariche non adatte mettendo a grave rischio l'ambiente. Così due aziende di trasporto e trattamento rifiuti sottoposte a sequestro e una azienda olearia di Andria, si sarebbero liberate a basso costo di centinaia di tonnellate di rifiuti pericolosi, molti provenienti dalla Campania oltre che dal nord barese.
L'inchiesta, chiamata Fenice, coordinata dalla procura di Trani e condotta da carabinieri del Noe, ha portato all'arresto (ai domiciliari) di tre persone, al sequestro di due aziende e di dieci autocarri per un valore di 5 milioni di euro. In tutto vi sono 15 indagati accusati a vario titolo di gestione e traffico illecito di rifiuti e falso.
L'indagine, avviata nel 2006, era partita da un troncone di una inchiesta che era condotta dalla procura di Foggia e che aveva portato al sequestro di una società di Cerignola, la Ecodaunia, per smaltimento illecito di rifiuti. Seguendo a ritroso il flusso dei rifiuti conferiti dalla ditta trasportatrice Ecologia Andriese, i militari del Noe hanno ricostruito un traffico illecito gestito dietro un apparente ciclo normale di smaltimento.
Al centro dell'attività Giuseppe Colia di 30 anni, titolare della ditta trasportatrice Ecologia Andriese, e suo padre Saverio Colia, di 54, titolare della società di trasporto e trattamento rifiuti Natura Ambiente. Entrambi sono stati arrestati insieme con Michele Cassano, di 48, responsabile della società Olearia Cassano che avrebbe conferito rifiuti speciali pericolosi contribuendo a falsare la documentazione di accompagnamento.
Secondo quanto accertato, padre e figlio gestivano illegalmente ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da varie ditte pugliesi e campane, ma soprattutto dalla Olearia Cassano di Andria e da un'altra società di Corato, la Di.Bor., trattandoli presso il proprio impianto non autorizzato.
Tra i rifiuti smaltiti, fanghi contenenti sostanze pericolose per l'ambiente, idrocarburi e zinco, polveri di lavorazione di poliestere e farine fossili disoleate.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Trani Roberto Olivieri del Castillo, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Savasta.
L'inchiesta, chiamata Fenice, coordinata dalla procura di Trani e condotta da carabinieri del Noe, ha portato all'arresto (ai domiciliari) di tre persone, al sequestro di due aziende e di dieci autocarri per un valore di 5 milioni di euro. In tutto vi sono 15 indagati accusati a vario titolo di gestione e traffico illecito di rifiuti e falso.
L'indagine, avviata nel 2006, era partita da un troncone di una inchiesta che era condotta dalla procura di Foggia e che aveva portato al sequestro di una società di Cerignola, la Ecodaunia, per smaltimento illecito di rifiuti. Seguendo a ritroso il flusso dei rifiuti conferiti dalla ditta trasportatrice Ecologia Andriese, i militari del Noe hanno ricostruito un traffico illecito gestito dietro un apparente ciclo normale di smaltimento.
Al centro dell'attività Giuseppe Colia di 30 anni, titolare della ditta trasportatrice Ecologia Andriese, e suo padre Saverio Colia, di 54, titolare della società di trasporto e trattamento rifiuti Natura Ambiente. Entrambi sono stati arrestati insieme con Michele Cassano, di 48, responsabile della società Olearia Cassano che avrebbe conferito rifiuti speciali pericolosi contribuendo a falsare la documentazione di accompagnamento.
Secondo quanto accertato, padre e figlio gestivano illegalmente ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da varie ditte pugliesi e campane, ma soprattutto dalla Olearia Cassano di Andria e da un'altra società di Corato, la Di.Bor., trattandoli presso il proprio impianto non autorizzato.
Tra i rifiuti smaltiti, fanghi contenenti sostanze pericolose per l'ambiente, idrocarburi e zinco, polveri di lavorazione di poliestere e farine fossili disoleate.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Trani Roberto Olivieri del Castillo, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Savasta.