Regionali 2025
Regionali, ultimi appelli al voto. Decaro: «Andate alle urne, la democrazia è bellissima». Lobuono: «Penso alla Puglia del futuro»
Oggi silenzio, domani si vota in Puglia: oltre 3 milioni di elettori chiamati alle urne, tra promesse di meritocrazia e orgoglio cittadino
Oggi silenzio, domani si vota in Puglia per le Regionali, con oltre 3 milioni e 500 mila elettori pugliesi che domenica e lunedì 23 e 24 novembre sono chiamati alle urne per designare il governatore, che subentrerà a Michele Emiliano (in carica per 10 anni), e per rinnovare il Consiglio regionale.
La marcia finale dei candidati è lontana dalle star nazionali, ma non dai riflettori: Antonio Decaro e Luigi Lobuono chiudono la campagna elettorale in autonomia, con approcci e messaggi ben diversi.
Lontani, forse lontanissimi ma entrambi da soli al traguardo. Uno con una festa al ritmo di rap all’ingresso di Bari vecchia, l’altro con una passeggiata tra le vie dello shopping. Antonio Decaro e Luigi Lobuono si contendono la sfida per archiviare l’era di Michele Emiliano in Puglia e chiudono la marcia delle Regionali senza big accanto. Diversi, però, i motivi.
Lobuono, l’imprenditore che fu presidente della Fiera del Levante fino al 2006 e che ci ha messo la faccia per il centrodestra, ha avuto i quattro alleati al suo fianco dieci giorni fa. Ma la rincorsa rispetto a un candidato dato per vincente non fa fare di più ai leader della maggioranza. Stasera, il suo personalissimo sigillo prima del voto è una passeggiata da via Sparano, il salotto barese. Da lì a piedi per 500 metri. Quanto basta per stringere mani e rinnovare l’appello al voto.
Scelta decisamente più politica quella di Decaro. L’uomo, che ha riunito il campo largo rispetto a 5 anni fa, non ha voluto "gli aiuti da casa». Così ha liquidato più volte il sostegno della sinistra allargata. Per intestarsi probabilmente l’ambita vittoria il 24 novembre. Bandisce ogni big per la chiusura. E la rivendica fino all’ultimo: «Ho sempre chiuso così. Ora ho scelto di tornare in Puglia, voglio stare con la mia gente e stare nella mia terra». Nichi Vendola, l’amico ritrovato dopo il veto imposto (e poi stoppato) alla sua candidatura di consigliere per Avs, benedice la scelta: «Ha ragione a farlo, è lui il protagonista». Decaro va oltre e non teme l’accusa di continuità con il passato. «Anzi, sono parte di questi vent'anni di Puglia», sottolinea. Ma rispetto allo sfidante, l’ex sindaco di Bari fa le cose in grande e accoglie i pugliesi nella piazza del Ferrarese tra il mare e la città vecchia. Solo i pugliesi che l'hanno convinto a tornare da Bruxelles e giocarsi la partita in autonomia. Anche perché sarà quella che si andrà a contare dalle urne: mister preferenze (500 mila per lui alle Europee) vanta tre liste a suo nome e c'è chi azzarda che possano totalizzare quasi gli stessi voti del Pd (attorno al 25%, è la previsione).
Senza volerlo, lo stesso Lobuono gli fa un assist. Succede nel confronto tra i candidati a Telenorba quando l’imprenditore alla domanda sui territori della regione a cui andrà la sua priorità, risponde: «Bisogna far crescere cinque province che hanno criticità. Esclusa Bari che è cresciuta». E’ allora che Decaro scoppia a ridere: «Se è così, è perché Bari è cresciuta grazie a me», e incassa il punto. Per il primo la rivoluzione delle liste d’attesa e dei pronto soccorso sono la priorità. Non tanto diverso per l’ingegnere «secchione» ma poi, proprio sulla sanità, si contrappongo. La stoccata viene da Lobuono: «Vedo sui giornali che il centrosinistra si sta spartendo le nomine dei dirigenti sanitaria, se le litigano». E promette: «Io le nomine le farò con criteri meritocratici, solo a chi vale davvero». Decaro controbatte: «Credo sia corretto che le nomine le faccia chi guiderà la regione».
I candidati orfani di leader ma non in assoluto.
L’eccezione è Giuseppe Conte. In solitaria, il leader dei 5 stelle scende a Taranto, 100 km da Decaro, per chiudere l’avventura elettorale. Cinque anni fa il Movimento correva con una sua candidata che si fermò all’11%. Ora nella città divisa tra chi vuole salvare l’ex Ilva e chi la vorrebbe chiudere (in città le scritte sui muri pro e contro si alternano) è proprio la sorte dell’acciaieria a preoccupare di più il leader dei 5 Stelle. Se la prende con il governo: «Hanno fatto un decretino, ma noi non abbiamo bisogno di un decretino, per traccheggiare altri 3 mesi - denuncia - Il governo deve finalmente assumersi la responsabilità di mettere sul piatto un piano industriale e intervenire per una riconversione tecnologica e green e poter conciliare lavoro e salute».