i dati

In Puglia il lavoro è sempre più precario: crescono gli inattivi, la maggior parte sono donne

rosanna volpe

Si conferma una crisi demografica strutturale segnata dal calo delle nascite e con una popolazione che, per il 24,2%, è over 65

Il lavoro in Puglia è sempre più precario. Con un dato su tutti: l’occupazione femminile resta bassa. In crescita, invece, l’inattività giovanile, soprattutto fra le donne. È quanto emerso nel corso della presentazione del Rendiconto sociale Inps regionale. L’evento, organizzato dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, ha visto la partecipazione, fra gli altri, del Prefetto di Bari Francesco Russo, del Procuratore della Repubblica del capoluogo Roberto Rossi, del direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Andrea Lovato ed è stato moderato dalla giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Marisa Ingrosso.

«Il 2024 si chiude – ha spiegato la direttrice regionale Inps Puglia, Benedetta Dito - con un trend macroeconomico in linea con quello degli anni precedenti. Significativo il dato relativo al tasso di inattività, cresciuto di un punto percentuale (43,5 per cento). Gli inattivi sono, infatti, saliti a 1.080.000 (+25mila rispetto al 2023), due terzi dei quali di genere femminile. Molti sono i giovani inattivi: il 21,4 per cento della popolazione di età compresa tra i 15 ed i 29 anni, nel 2024, non ha lavorato né ha seguito programmi di istruzione. Pur essendo in leggero miglioramento negli ultimi anni (era il 22,2% nel 2023), il dato resta superiore alla media nazionale pari al 15,2 per cento. Per questo nella regione l’Inps ha avviato progetti specifici destinati ai giovani e alle giovani che oggi abbiamo deciso di presentare unitamente alla lettura dei dati. L’auspicio è che queste iniziative possano concorrere a favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro, attraverso il rafforzamento delle competenze in materia di previdenza e la crescita della consapevolezza sul valore del percorso lavorativo in modo da rendere ragazzi e ragazze protagonisti e protagoniste del loro futuro pensionistico».

A emergere nel corso della giornata anche il calo della popolazione residente con un saldo demografico negativo di 16.462 persone, determinato da un saldo naturale (la differenza fra nascite e decessi) negativo per 17.531 unità solo in parte compensato dal saldo migratorio (differenza tra immigrati e emigrati) che registra un più 1.069. L’incidenza dei nuovi immigrati da altri Paesi sul totale della popolazione, in altre parole, è inferiore alla media nazionale. Per quanto concerne la migrazione interna, sono molto più i pugliesi che emigrano in altre regioni d’Italia rispetto a quanti arrivano in Puglia da altre regioni.

Articolato il quadro che riguarda il mercato del lavoro. Nel 2024 il saldo assunzioni/cessazioni nella regione è stato positivo: rispetto al 2023, infatti, sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (da 82.650 a 75.149) e sono aumentati i contratti a tempo determinato (da 261.754 a 269.870). Sono cresciute, invece, le assunzioni con contratto a tempo parziale (da 238.663 a 240.304). Il tasso di occupazione è aumentato da 50,7 per cento a 51,2 per cento, quello di disoccupazione si è ridotto da 11,6 per cento a 9,3 per cento la percentuale degli inattivi è aumentata da 42,5 per cento a 43,5 per cento. In crescita è il ricorso alle prestazioni erogate per la disoccupazione che passano da 303.369 a 309.546, così come è in aumento il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni da 15.476.884 a 17.658.230 ore fruite. La retribuzione dei lavoratori pugliesi registrata è pari a 85,8 euro medi giornalieri per i maschi, notevolmente inferiore alla media nazionale (107,5 euro), e 62,8 per le donne, anch’essa di molto inferiore a quella nazionale (79,8 euro).

«Il rendiconto sociale regionale Inps Puglia – aggiunge presidente del Comitato regionale Inps Puglia, Cosima Nadia Polito - conferma una crisi demografica strutturale, segnata dal calo delle nascite e dall’invecchiamento della popolazione (24,2% over 65), con effetti evidenti sul mercato del lavoro. Nonostante un lieve aumento degli occupati e il calo della disoccupazione al 9,3%, persistono gravi criticità: bassa resta l’occupazione femminile (35,9%), alta l’incidenza di Neet (21,4%), crescente precarietà contrattuale, perdita del potere d’acquisto e forte inattività giovanile, soprattutto tra le donne. In questo contesto rinnoviamo il proprio impegno per un’azione coordinata a sostegno dell’occupazione, dell’inclusione sociale e di uno sviluppo più equo e sostenibile».

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