LE REGIONALI IN PUGLIA

Michele Emiliano e il futuro politico: «Mai dimettersi, bisogna cadere sul campo, farsi ammazzare»

michele de feudis

Bagarre nel Pd barese: derby Paolicelli-Pagano, arbitro Lacarra. Intanto Decaro lavora al programma e ieri ha incontrato i sindacati

«Mai dimettersi, bisogna cadere sul campo, farsi ammazzare. Tutti dobbiamo morire, meglio morire come si deve che morire da conigli»: l’animus pugnandi del governatore Michele Emiliano, seppure non candidato nelle prossime regionali per volontà del probabile successore Antonio Decaro, resta quello di un politico in prima linea ed emerge nel corso dell’intervista rilasciata al direttore Mimmo Castellaneta per TeleNorba ieri in Fiera. La battuta è legata alla sua amarezza per il passo indietro di Walter Veltroni dalla segreteria nazionale del Pd nel 2008, ma ben descrive la sua condizioni in questo avvio di campagna elettorale per le regionali. «Nei sondaggi abbiamo 40 punti di vantaggio. Una responsabilità gigantesca che cade su ciascuno di noi», ha spiegato. E poi ha aggiunto: «Lasciare la politica? Dipende da Decaro. Se continua così, me la farà lasciare. Antonio ha 55 anni, quelli che avevo io quando sono entrato alla presidenza della Regione. Le giovani generazioni hanno una visione delle relazioni personali e della parola data diversa dalla mia».

Nel corso del dialogo ha fatto il punto sui suoi rapporti con Decaro. «Sia pure in assistenza personale, lo sento. Il problema - ha argomentato Emiliano - è fare in modo che abbia l’energia e la gioia e il desiderio di rappresentare la Puglia che abbiamo avuto noi». Poi una bordata al centrodestra: «Faccio campagna elettorale. Ho tirato un colpo all’elettorato di centrodestra dalla trasmissione di Nicola Porro: ho detto che hanno 40 punti di svantaggio, ma è stato un errore aver demolito troppo i conservatori. Il centrosinistra - che gioca da solo - può pensare così di poter fare quello che vuole».

Intanto si accende la bagarre anche nel Pd per la lista delle regionali nel Barese: la provincia ha due consiglieri uscenti, Francesco Paolicelli e Lucia Parchitelli, ma sarà il vero termometro politico dei nuovi equilibri nel partito. L’area Decaro, infatti, candidata Paolicelli, quella vicina a Emiliano il deputato Ubaldo Pagano. L’arbitro? Sarà il deputato Marco Lacarra, che lancerà nell’agone l’assessore barese Elisabetta Vaccarella. Il parlamentare con la Gazzetta non si sbilancia e promette ecumenismo: «Sono amico di Emiliano e Decaro, Non ci sarà uno schieramento netto. Le correnti nazionali? Qui non hanno mai contato tantissimo». Tra i competitor anche la Parchitelli (area Franceschini) e l’assessore barese Pietro Petruzzelli (esponente identitario ed unico ex Pds).

Il derby Paolicelli-Pagano sarà all’ultimo voto: il primo è uno strettissimo collaboratore di Decaro e può contare sulla rete dei riformisti del Pd e degli amministratori che, anche per l’attivismo Anci, si sono legati all’europarlamentare. Pagano, invece, è un nativo democratico, cresciuto nell’associazionismo moderato che guardava all’iniziale esperimento di una sintesi nel centrosinistra: sarà supportato da una rete di eletti (molti orfani della lista Con) e sindaci che hanno il governatore Emiliano come riferimento. La lista dem sarà, inoltre, priva dell’ex assessore Anita Maurodinoia (tentata da Noi Moderati), di Mario Loizzo e Gianni Giannini.

Ieri, infine, Decaro ha incontrato i segretari regionali di Cgil, Uil e Cisl, Gigia Bucci, Gianni Ricci e Antonio Castellucci. Nel tavolo sono emerse le luci (i dati sull’occupazione pugliese da diverso tempo positivi) ma anche le ombre (su contratti e qualità del lavoro, nonché sulle numerose vertenze dall’esito incerto).

«Nel programma per la Puglia 2030 - ha detto Decaro - vogliamo partire dalle politiche attive del lavoro che guardino alla transizione occupazionale che sta investendo il settore industriale. Si dovrà puntare ad interventi importanti sul fronte della formazione dei lavoratori e dell’attrattività del territorio per nuovi insediamenti, partendo dalla conoscenza di base delle competenze da impiegare e da valorizzare. Sulla qualità del lavoro, occorrerà istituire un osservatorio sul lavoro povero e precario, a partire dai settori con i dati più allarmanti (agricoltura, turismo e ristorazione), e studiare clausole sociali più vincolanti per garantire continuità occupazionale, salari minimi e sicurezza sul lavoro».

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