La decisione
La Regione lascia il controllo di Acquedotto Pugliese ai Comuni: salta la «golden power» sulle grandi opere
Dopo i rilievi dell'Anticorruzione: più posti in cda per i sindaci, ampliati i poteri del comitato di controllo. Scatta ispezione sulla consulenza da un milione a una società milanese
I sindaci avranno due posti (anziché uno) sui sette disponibili nel consiglio di amministrazione, mentre il Comitato di coordinamento e controllo passerà da sei a 15 componenti. E, soprattutto, la Regione rinuncerà alla «golden power» che si era riservata in materia di investimenti sulla grande adduzione di competenza di Acquedotto Pugliese. Ma lo statuto della principale società pubblica del Mezzogiorno dovrà essere modificato per adeguarsi ai rilievi formulati dall’Anac: con il ricorso all’affidamento in-house, che ha permesso alla Puglia di evitare la gara d’appalto, a guidare le scelte di Aqp devono infatti essere i Comuni.
I rilievi dell’Autorità anticorruzione sono arrivati a inizio agosto. E la delibera che li recepisce è stata approvata in giunta ieri, dopo essere stata condivisa con l’Autorità idrica pugliese. La Regione, con i tecnici che fanno capo a Roberto Venneri, ha accolto la gran parte delle osservazioni dell’Anac, pur rimanendo convinta che i meccanismi immaginati a valle del trasferimento del 20% delle azioni di Aqp ai Comuni pugliesi fossero già sufficienti per garantire il controllo analogo richiesto dalla giurisprudenza europea quando si ricorre agli affidamenti in-house.
Il nodo è che i titolari del servizio idrico sono i Comuni, mentre Acquedotto Pugliese è di proprietà della Regione. Da qui...