elezioni regionali
Bagarre nel centrosinistra, il veto di Conte su Emiliano fa infuriare il Pd: «Ingrato»
Fonti parlamentari: «Grillini irresponsabili su Taranto»
«Giuseppe Conte? Mostra di essere testardamente ingrato». La contesa dei veleni occupa tutto il dibattito nel possibile campo largo pugliese e ora anche il Pd, in un moto di orgoglio, respinge al mittente le obiezioni del leader pentastellato che vuole escludere dalla liste per le regionali Michele Emiliano e Nichi Vendola. La riflessione che riportiamo unisce una serie di commenti registrati da fonti parlamentari dem, espressione di un crescente fastidio non solo per le diatribe interne tra governatore e il candidato presidente in pectore Antonio Decaro, ma anche per «la insopportabile tracotanza» dell’ex premier grillino.
Il ragionamento che a Roma e Bari i dem iniziano a fare è che l’ostilità di Conte per le due candidature sia un atto incomprensibile, alla luce del ruolo svolto in questi anni sia dal governatore barese che dal politico di Terlizzi per includere il Movimento nell’area del centrosinistra. Ricorda un parlamentare dem: «Basta registrare le concessioni del Pd nelle amministrative pugliesi: ai 5S sono andati i candidati sindaci di Brindisi e Foggia. Alla Regione sono stati fin da subito inclusi nell’esecutivo di Emiliano, con l’assessorato al Welfare per Rosa Barone». Nel retropensiero di Conte c’è l’obiettivo di presidiare l’area legalitaria e non perdere consensi a sinistra, percorsi che nel Tacco d’Italia si imbattono nella presenza politica di Emiliano e nel carisma di Vendola che sedurrebbe molti elettori grillini. Da qui la scelta di indossare, di intesa con Antonio Decaro, i panni del «signor No».
Questo approccio contiano, presentato con una verniciata di «rinnovamento», ha già fatto insorgere Sinistra italiana, con Nico Bavaro che su queste colonne ha ricordato che i 5S si preparano a ricandidare consiglieri e ex assessori con le mani in pasta nelle ultime due legislature regionali, senza dimenticare che i quattro moschettieri contiani sono stati sempre (anche dopo l’uscita dalla giunta per l’inchiesta sulla corruzione elettorale del 2024) una stampella sicura per la traballante maggioranza di centrosinistra, votando tutti i passaggi salienti, al Bilancio ai vari ripiani dei buchi nella Sanità.
Il ruolo di Conte, intanto, pesa anche nella querelle Taranto, dove anche qui si configura un asse Turco-Decaro con il sindaco Piero Bitetti: l’indirizzo che emerge è la negazione di un orizzonte industrialista per il capoluogo ionico, con la conseguenza immediata di mettere a rischio quasi 20mila posti di lavoro dell’acciaieria (tra fabbrica e indotto), ma soprattutto la «presentabilità» della coalizione in una prospettiva governista nazionale, nella quale l’affidabilità nella gestione dei dossier legati all’acciaio è uno dei capisaldi per raccogliere non solo il voto delle curve ecologiste, ma anche quello del mondo produttivo. La stessa soprapposizione di vedute tra Decaro e la grillina Valentina Palmisano, nelle critiche all’Aia del governo Meloni, è diventata una interrogazione messa nero su bianco a Bruxelles.
Mentre il capogruppo al Senato Francesco Boccia ha programmato per i prossimi giorni un ulteriore intervento da «ambasciatore» tra Decaro e Emiliano, da Lecce l’ex sindaco Carlo Salvemini, in modalità «Don Matteo», invita alla pace i due litiganti. Il segretario regionale Domenico De Santis infine appare speranzaso: «Antonio e Michele troveranno come sempre la quadra: per loro prima di tutto vengono la Puglia e i pugliesi». Di sicuro ricostruire relazioni politiche tra i protagonisti di questa bagarre rientra nei miracoli della politica, farli ritornare ai precedenti rapporti personali appare una prospettiva ben più ardua. A destra, nell’immobilismo generale, Forza Italia si rafforza: a Bari candiderà, secondo fonti romane, il leader dell’Ugl Antonio Caprio.