politica

Regione, nomine e veleni: si dimette il direttore generale dell'Adisu. E slitta il nuovo cda dell'Aqp

L'agenzia per il diritto allo studio resta un feudo di Cataldo, la giunta Emiliano dovrà trovare un nuovo manager. All'Arif un ex sindaco di centrodestra

L’assemblea dei soci di Acquedotto Pugliese prevista ieri in seconda convocazione è andata deserta, e potrebbe essere riconvocata la prossima settimana. È la conferma tangibile del fatto che la Regione non ha ancora trovato la quadra per il rinnovo delle nomine della principale azienda pubblica del Mezzogiorno. Un problema che si trascina da oltre un anno, a cui se ne è aggiunto un altro certamente meno pesante sul piano pratico ma non meno complicato su quello politico: il direttore generale dell’Adisu, Vincenzo Melilli, si è dimesso con oltre un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale dell’incarico.

Le dimissioni di Melilli risalgono a inizio luglio ma sono state tenute riservate. L’ex provveditore, che dal 1° settembre rientrerà nei ranghi del ministero, è andato via senza sbattere la porta ma facendo rumore, senza una motivazione ufficiale ma lamentando, privatamente, che in Adisu non si tocca palla.

L’Agenzia regionale per il diritto allo studio è presieduta da Alessandro Cataldo, cugino omonimo del «Sandrino» marito dell’ex assessore Anita Maurodinoia. L’Adisu è nei fatti l’ultimo feudo politico della ex Sud al Centro, dove hanno fatto carriera (o hanno avuto affidamenti) persone considerate vicine al movimento di Cataldo: mentre alla Stp di Trani, pure in mano a Cataldo, il sindaco barese Vito Leccese ha ordinato la de-Sandrinizzazione, in Adisu la Regione ha invece deciso di lasciare tutto com’era quando Maurodinoia e il marito erano un pezzo pesante della maggioranza di centrosinistra.

«Melilli era stato chiamato per fare la rivoluzione ma non ci è riuscito», racconta chi è a conoscenza di quanto accaduto nell’agenzia. Le questioni da decidere erano diverse, tutte delicate, compresi alcuni appalti milionari in cui lavorano molte persone collegate alla politica di centrosinistra. Tutto gestito in assoluta continuità con il passato, a dispetto di ciò che è emerso nelle cronache in questi mesi. Tra i dirigenti di Adisu c’è ad esempio Angela Labianca, sorella di Vito, bitontino, il braccio destro di Cataldo che ha fondato il nuovo movimento nato dalle ceneri di Sud al Centro.

A meno che non decida per un interim - come è stato fatto in passato - la giunta Emiliano dovrà dunque designare un nuovo direttore generale per l’Adisu, anche questo - come molte altre nomine di questi mesi - destinato a «impegnare» il successivo presidente della Regione. Un problema, appunto, perché il candidato in pectore Antonio Decaro - già irritato a causa della annunciata candidatura come consigliere di Michele Emiliano - si aspettava quantomeno di essere consultato sulle nomine dell’ultimo scorcio di legislatura: Emiliano ha invece tirato dritto (come è suo diritto), e ha designato (per cinque anni) i vertici delle Arca provinciali (case popolari), e si appresta a fare lo stesso (tre anni) per quattro aziende sanitarie. Mercoledì è stato anche designato il nuovo direttore generale dell’Arif, Francesco Ferraro, ex sindaco di Acquarica in passato vicino al centrodestra: un’altra scelta che certamente non farà piacere a Decaro.

Tornando all’Aqp, dopo aver portato a casa la modifica dello statuto e l’affidamento in-house grazie alla cessione del 20% delle azioni ai Comuni (ancora da perfezionare), la Regione deve rinnovare il cda. La scorsa settimana è stato approvato il bilancio, e sul punto c’è un parere piuttosto critico dei revisori: «Il collegio rileva che il socio Regione Puglia non ha ancora proceduto al rinnovo dell’organo amministrativo e che l’attuale consiglio di amministrazione, scaduto con l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023 in data 10 luglio 2024, opera in regime di prorogatio. Il collegio, al riguardo, invita il socio Regione Puglia a procedere al rinnovo».

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