La decisione
Tangenti sulle pratiche dell’agricoltura, no al patteggiamento per due funzionari della Regione. Il gup: pena troppo bassa
Vacca e Mazzini (che nel 2021 fu arrestato) sono accusati di aver percepito 110mila euro di mazzette. Altri due imputati assolti con il rito abbreviato
BARI - No al patteggiamento per Giuseppe Vacca e Lorenzo Mazzini, due funzionari dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia accusati di corruzione e truffa aggravata per aver gestito un sistema illecito di erogazione di fondi pubblici provenienti dal Programma di Sviluppo Rurale (Psr) 2007-2013 e 2014-2020. Lo ha deciso il gup Giuseppe Ronzino, ritenendo troppo bassa la pena concordata di quattro anni e mezzo: anche perché i due non risultano aver risarcito il profitto accumulato con le condotte contestate.
L’inchiesta condotta dall'allora pm Michele Ruggiero (ora l'accusa è retta dal pm Marcello Quercia) ipotizza che i due avrebbero richiesto tangenti pari al 3% del valore dei finanziamenti (o somme fisse tra 500 e 30.000 euro) agli imprenditori agricoli interessati a ottenere i fondi. Il loro modus operandi prevedeva la manipolazione di documentazione ufficiale, con la falsificazione di dati e requisiti per far risultare ammissibili domande che in realtà non avrebbero avuto diritto al finanziamento.
Secondo gli inquirenti, i due funzionari facevano parte di un sistema più ampio, definito un vero e proprio “comitato d’affari”, che coinvolgeva imprenditori, consulenti agronomi e altri professionisti. Questo gruppo agiva in modo coordinato per pilotare le pratiche e spartire i profitti illeciti. Tra gli esempi citati vi sono l’alterazione dei punteggi attribuiti alle domande di finanziamento e l’emissione di fatture false, utilizzate per giustificare spese mai effettuate.
Il gup ha assolto i due imputati che hanno scelto il rito abbreviato: l’agronomo Antonio Bernardoni (difeso dall’avvocato Francesco Marzullo) per non aver commesso il fatto e l’ex dirigente Domenico Campanile (difeso dall’avvocato Tommaso Barile) perché il fatto non costituisce reato. Rinviati a giudizio tutti gli altri imputati: il processo comincerà il 5 giugno 2025 davanti alla Seconda sezione del Tribunale.
A novembre 2021 Mazzini era tra le sei persone arrestate su ordinanza del gip Anna Perrelli. L’indagine è partita grazie alla denuncia di un agronomo che ha segnalato di aver ricevuto richieste di tangenti per facilitare l’approvazione di una pratica amministrativa e hanno portato al sequestro di beni per un valore di circa due milioni di euro. La Regione è parte civile nel procedimento con l'avvocato Rita Biancofiore.