nuove strategie
«Ambizione e cooperazione, formazione e infrastrutture: così il Sud può correre»: a Bari la tavola rotonda
Esperti a confronto sull’attrattività degli investimenti e l’internazionalizzazione delle imprese
BARI - Il Meridione ha le potenzialità per affermarsi come territorio baricentrico e hub di sviluppo sostenibile per la macro-regione del Mediterraneo allargato. Anzi, già oggi, in diverse filiere il Sud è leader. Allora cosa serve davvero per emergere? Quale la “cura” al gap che persiste col Nord, con i Nord? Su questo tema si sono confrontati ieri esperti ed economisti che, nelle belle sale del Circolo Unione di Bari, hanno dato vita alla seconda giornata di lavori dell’Hub pugliese del Forum Ambrosetti, ospitato per il quarto anno consecutivo da Exprivia SpA e da Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Alla tavola rotonda, intitolata «La strategia verso Sud tra attrattività territoriale e internazionalizzazione delle imprese», hanno partecipato: Jonathan Donadonibus (senior consultant Area Scenari e Intelligence Teha); Marina Benedetti senior economist Ufficio Studi Sace (il Gruppo assicurativo-finanziario italiano, direttamente controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzato nel sostegno alle imprese italiane); Roberto Nicastro, banchiere di lunga esperienza e presidente e co-fondatore di Banca AideXa; la professoressa Rosa Calderazzi che è associato di Diritto bancario, Diritto dei mercati finanziari, Diritto delle crisi di impresa dell’Università di Bari e presidente del Comitato ESG di Banca Popolare Puglia e Basilicata, dove “ESG” sta per i tre pilastri dei valori aziendali: Environmental (ambiente), Social (società) e Governance. Protagonista è stata anche l’esperienza d’impresa dal mondo del Turismo, portata da Daniele Totisco responsabile del controllo di gestione Cds hotel SpA.
L’evento è stato moderato della giornalista Jole Saggese e, grazie al parterre di rango e ai numerosi interventi giunti da un pubblico composto, per lo più, da imprenditori, è emerso che gli elementi che potrebbero determinare il successo del Mezzogiorno sono certamente quattro. Innanzitutto «un alto livello di ambizione - come ha detto Nicastro - partendo dal fatto che alcuni successi ci sono, per esempio la Puglia è la regione italiana che, negli ultimi 20 anni, è cresciuta di più pro-capite». Poi la cooperazione, perché - ha spiegato la professoressa Calderazzi - con un tessuto di Pmi il cui rafforzamento è frenato da vecchi retaggi culturali, far aumentare le sinergie diventa cruciale anche, e soprattutto, in un’ottica multifiliera giacché - ha detto Benedetti - è dimostrato che appartenere a più filiere aiuta a essere competitivi.
Ampia convergenza sull’importanza della formazione, sia come formazione di base sia accademica sia come «longlife education», il processo di autoeducazione e auto-orientamento permanente (Donadonibus). La quarta “gamba” è quella delle infrastrutture. Un elemento imprescindibile e che può fare la differenza, come nel caso della Cds che, proprio grazie alla “fibra” stesa in Puglia, ha potuto investire nel know-how fino al punto di scrivere il proprio software per la gestione dei servizi (ha riferito Totisco).
Dagli interventi dei rappresentanti di questo Sud operoso, assiso ieri sotto i lampadari di cristallo che il rogo del contiguo Petruzzelli ha risparmiato, emergeva nitidamente la grande consapevolezza generale di una classe dirigente che non soltanto conosce sé stessa (con la propria forza e i propri limiti), ma che ha un’idea di sviluppo chiarissima e che va oltre la propria azienda, fino ad abbracciare il territorio tutto. Per cui, per esempio, si dà ragione a Donadonibus che sostiene che l’insediamento multinazionale può essere un rapido volano, ma è pur vero che - come sostiene Domenico Favuzzi, presidente e ceo di Exprivia - innanzitutto non è detto che le grandi imprese si servano dalle Pmi locali e poi, attenzione, la maggior parte delle grandi imprese arrivano con un tappeto rosso di aiuti pubblici, ma sono le prime ad andar via se qualcosa va storto, ecco perché «le politiche nazionali devono mirare a far cresce le aziende locali».