Il caso
Ferrovie Sud-Est come i lidi: dopo lo stop Ue il ministero pensa a una legge per farla gestire a Fs
Le conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato anche sul processo penale. I difensori degli imputati: va revocato il concordato preventivo
BARI - La vicenda che riguarda Ferrovie Sud-Est assomiglia molto a quella dei balneari. Proprio come nel caso delle proroghe delle concessioni dei lidi, la Corte di giustizia europea ha ritenuto il trasferimento diretto della principale ferrovia concessa italiana dal ministero delle Infrastrutture al gruppo Fs abbia violato la libera concorrenza. E dunque, proprio come in quel caso, per evitare una procedura di infrazione l’Italia deve correre ai ripari. Le analogie non finiscono qui.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ad agosto ha annullato l’atto di trasferimento, ordinando l’annullamento del decreto di trasferimento del 4 agosto 2016 e la disapplicazione di un comma della Finanziaria 2015 (quello che concedeva al gruppo Fs un contributo di 70 milioni), il ministero delle Infrastrutture deve correre ai ripari. Ed è per questo che è stato aperto un tavolo con Fs, su cui - in questi giorni - confluiranno una serie di approfondimenti specifici. A partire da quello chiesto all’Avvocatura dello Stato.
In agosto il ministero aveva infatti ipotizzato di impugnare per revocazione la sentenza di Palazzo Spada. Ma l’ipotesi viene ritenuta remota, proprio per via della pronuncia pregiudiziale della Corte di giustizia che il Consiglio di Stato non ha potuto far altro che applicare previa «verificazione» affidata a un consulente. La conseguenza immediata della sentenza, come riassunta in una diffida che l’Anav (la Confindustria dei trasporti) ha fatto notificare prima di Ferragosto, è cristallina: Sud-Est deve tornare al ministero delle Infrastrutture. Ma eseguire la decisione dei giudici sarà tutt’altro che semplice, anche per le sue implicazioni.
La priorità del ministero è...