Regione

Liste d’attesa da delirio: «Autorizzare i privati»

Redazione

La proposta di Perrini (FdI) e le critiche di Mennea (Azione), dopo la diffusione dei dati Gimbe sui tempi lunghi e sui conseguenti viaggi della speranza

Dopo l’allarme rilanciato dalla segretaria della Uil Pensionati Puglia, Tiziana Carella, è la politica a tornare a muoversi sulla piaga delle liste d’attesa e della conseguente mobilità passiva. I dati Gimbe sui «viaggi della speranza» dalla Puglia e dalle altre regioni del Sud verso le strutture sanitarie del Nord, evidenziano due problemi fondamentali: i disagi dei pazienti, l’enorme spesa per le Regioni.

Alle nostre latitudini la vicenda si appesantisce delle vicende giudiziarie (il medico tranese che avrebbe chiesto soldi ai pazienti per far saltare la fila per la Tac). «Non mi sembra irrazionale affermare che se il sistema sanitario non fosse schiacciato da questa spada di Damocle che si abbatte sulla vita dei cittadini con tempi biblici in merito alla necessità di ottenere l'appuntamento, molto probabilmente, determinati comportamenti non avrebbero ragione di esistere. A tal proposito vorrei ricordare che non tanto tempo fa avevamo presentato una Proposta di legge proprio sulla annosa problematica delle liste di attesa che andasse a rivedere questo sistema che produce innumerevoli effetti negativi per tutti»: così il capogruppo di Azione in consiglio regionale Ruggero Mennea per il quale «è necessario che si riprenda questo percorso costruttivamente utile ad individuare una soluzione. Siamo pronti ad offrire, come sempre, il nostro contributo per migliorare la sanità in Puglia che – è bene ricordarlo – esprime tante eccellenze che non meritano di essere mortificate da tempistiche irrazionali».

Renato Perrini, vice presidente della Commissione Sanità e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, riprende l’analisi diffusa dalla Fondazione Gimbe.«I dati di questi giorni sono chiarissimi. Dal monitoraggio della fondazione Gimbe emerge che nel 2021 la Regione Puglia ha sborsato 281 milioni di euro per i cittadini che sono andati a curarsi fuori dai confini regionali a fronte di 150 milioni di euro incassati per i pazienti provenienti da fuori regione, certificando un saldo negativo per la mobilità sanitaria pari a 131,4 milioni di euro. Intanto, secondo i dati Gimbe, oltre 1 euro su 2 speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato. Alle liste di attesa sempre più lunghe per interventi chirurgici considerati meno “importanti”, ma debilitanti per chi deve convivere ogni giorno con la malattia, si aggiungono sempre di più i casi di chi è stato chiamato per fare gli esami pre-ricovero e poi l’intervento salta e quindi al danno la beffa, perché non solo non viene operato, ma perché gli esami fatti (analisi del sangue, consulenza con l’anestetista e altri esami diagnostici utili) hanno un costo sulla collettività e impiegano tempo prezioso agli operatori sanitari che li svolgono, per poi non servire a nulla. Autorizzare tante cliniche private e accreditate ad effettuare interventi chirurgici per snellire ora le lunghissime liste di attesa e in futuro dare una mano al sistema sanitario regionale, perché chi deve operarsi ha più strutture sanitarie alternative - secondo Perrini - potrebbe essere una soluzione anche sul piano della carenza di personale. Una soluzione peraltro che costerebbe molto meno dei tanti milioni che la Regione sta spendendo per realizzare questi fantomatici nuovi ospedali e dirottare i costi oggi rimborsati alle regioni del nord per l’ammodernamento della diagnostica, in stipendi migliori per il personale, nuove assunzioni e per l’abbattimento delle liste di attesa. Ridurre i tempi d’attesa deve essere priorità massima affinché l’indice di fuga dalla Regione diminuisca drasticamente».

Privacy Policy Cookie Policy