Post-pandemia

Crescita economica dopo crisi Covid: la Puglia conquista il podio

Marco Seclì

Il Belpaese meglio dei maggiori competitori Ue- E il Tacco d’Italia è la terza regione per aumento del Pil (+3,9%) dopo Lombardia ed Emilia 

BARI - L’Italia ha reagito meglio dei maggiori competitor europei alla crisi pandemica: il Pil ha segnato il 3% in più dal 2019 al 2020, contro il +2,3 della Spagna, l’1,8 della Francia e il +0,7 della Germania. E, in un quadro generale di crescita del Belpaese, la Puglia ha brillato: terza regione in Italia con un +3,9%, dopo solo alle tradizionali «locomotive» Lombardia (+5,3%) ed Emilia Romagna (+4,9%).

Meno forte la ripresa della Basilicata, comunque cresciuta dell’1,8%.

L’analisi è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha sottolineato come la ripresa italiana abbia trovato i punti di forza in turismo, manifattura, consumi delle famiglie, investimenti ed export. Un trend positivo che ad ottobre ha spinto il tasso di occupazione al 61,8% con quasi 23,7 milioni di addetti, un record mai raggiunto in precedenza.

Ora però si riaffacciano le preoccupazioni, causate dalla frenata dell’economia negli ultimi sei mesi e testimoniate dalle stime sul tasso di crescita del Pil nel 2023. Secondo gli analisti della Cgia, l’anno si chiuderà con i primati di Lombardia e Veneto, con una crescita dello 0,9% rispetto al 2022. Seguono incollatura Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Lazio con il +0,8%. E a seguire l’Emilia Romagna, la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Toscana con il +0,7%. La crescita stimata della Puglia si attesta al 5%. In coda alla graduatoria, invece, la Basilicata e le Marche con un aumento del Pil limitato allo 0,3%.

Tornando al quadro europeo post Covid, tra i 20 paesi dell’area euro, quelli più piccoli hanno registrato le crescite più alte. L’Irlanda ha segnato +33,1%, Malta +14,4, Cipro +14,2, la Croazia +13,4, la Lituania +8,3 e la Slovenia +7,7. Per contro, come si diceva, i Paesi più importanti hanno registrato variazioni inferiori all’Italia (+3%): la Spagna +2,3, la Francia un +1,8 e la Germania +0,7 (media Ue +3,5%).

Nel 2023, però, la crescita in Italia dovrebbe essere del +0,7%, un dato inferiore al +2,4 stimato alla Spagna e al +1 alla Francia. La Germania con un -0,3% sul 2022 rimane in recessione.

Tra le venti regioni italiane, solo la Liguria e la Toscana non hanno ancora recuperato il terreno perso con il Covid e le crisi successive. La prima deve ancora recuperare 0,8 punti di Pil rispetto al 2019, la seconda addirittura 2.

La Cgia, pur registrando i dati positivi, invita a evitare «trionfalismi» ricordando che problemi come «povertà, disoccupazione femminile, lavoro nero, tasse, burocrazia, evasione, inefficienza della Pubblica amministrazione e debito pubblico» sono i principali punti di debolezza che frenano da almeno 20 anni la crescita del nostro Paese. D’altro canto, nonostante i danni economici legati alla pandemia, viene sottolineato che «le misure economiche e sociali messe in campo dagli ultimi esecutivi per mitigare queste difficoltà hanno sortito l’effetto sperato» evitando «una crisi sociale» e garantendo «una ripresa dell’economia che nessuno prevedeva. O quasi».

E la Cgia ricorda che «tra contributi a fondo perduto, ristori, indennizzi, misure di sostegno al reddito, crediti di imposta, e altre misure, tra il 2020 e il 2022 i governi Conte 2 e Draghi hanno messo a disposizione delle famiglie e delle imprese ben 180 miliardi di euro. Per mitigare il caro bollette, invece, i governi Draghi e Meloni hanno erogato altri 90 miliardi di euro di aiuti. «Complessivamente, quindi, sono stati stanziati oltre 270 miliardi che hanno “anestetizzato” gli effetti negativi provocati dalla pandemia e dal caro energia. Certo - è la riflessione - non sempre questi soldi sono stati spesi bene e/o sono finiti nelle tasche di chi ne aveva più bisogno.

Questo incremento della spesa, inoltre, ha contribuito ad aumentare decisamente il nostro debito pubblico che rimane tra i più alti al mondo. Tuttavia, sono risorse che abbiamo erogato per non far collassare l’economia del Paese e il risultato, in massima parte, è stato raggiunto».

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