Patrimonio fragile

Braccio di ferro in corso per escludere i trabucchi dalla «direttiva Bolkestein»

Giuseppe Dimiccoli

È stata proposta la candidatura Unesco in quanto strutture uniche del panorama culturale delle regioni costiere

Trabucchi, o trabocchi, e Unione europea: un binomio coniugato anche lungo la rotta della promozione e dei finanziamenti. Tutto questo a patto, però, che con pazienza e competenza si riescano a «sfruttare» al meglio le opportunità esistenti. A onor del vero, in questo periodo, è in corso il braccio di ferro, per escludere i trabucchi dalla «direttiva Bolkestein».

È bene ricordare che per i trabucchi è stata proposta anche la candidatura a patrimonio dell’Unesco in quanto strutture uniche del panorama culturale delle regioni costiere e pertanto è indispensabile che siano tutelati per la loro specificità.

Un modello virtuoso, in tal senso, è rappresentato dal vicino Abruzzo dove da poco tempo è realtà la Costa dei Trabocchi ovvero un tratto del litorale Medio Adriatico abruzzese corrispondente alla maggior parte della costa della provincia di Chieti, il cui nome deriva dalla diffusa presenza sul litorale di queste antiche macchine da pesca su palafitta risalenti al XVIII secolo. A questo è stato abbinato anche la Ciclovia adriatica nata nel 2004, in seguito alla dismissione del vecchio tracciato della Ferroviaria adriatica tra Ortona e Vasto nel cui intero è stato tracciato una pista ciclabile denominata “ciclovia o via verde dei trabocchi” non dimenticando che il tratto Ortona-Fossacesia è stato scelto come partenza del Giro d’Italia 2023 e la settimana scorsa, in una ottica anche di sviluppo turistico, si è tenuta la prima edizione della mezza maratona della Costa dei Trabocchi. Tra gli strumenti delle politiche del mare a livello europeo esistenti giova ricordare il «Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca» che attraverso i suoi finanziamenti offre uno strumento anche per proteggere il mare al fine di elevare la qualità delle risorse biologiche marine ed aiutare gli operatori della piccola pesca a migliorare il rendimento dei propri sforzi lavorativi.

Merita menzione il «Fondo Europeo Affari Marittimi Pesca e Acquacoltura (Feampa)» che per il periodo 2021-2027 ha previsto nel programma 518 milioni di euro per l’Italia precisando che l’obiettivo generale del programma Feampa è quello di attuare la politica comune della pesca (Pcp) e le priorità politiche dell’Ue descritte nel Green Deal europeo. A sovraintendere a tutto questo è il lituano Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca. Altro capitolo di interesse al fine di ottimizzare le ricchezze che possono essere prodotte da un utilizzo della «risorsa mare» è la politica marittima integrata (Pmi) dell’Unione europea ovvero «un approccio olistico a tutte le politiche dell’Ue correlate ai mari. Si basa sull’idea che, coordinando la sua ampia gamma di attività interconnesse relative agli oceani, ai mari e alle coste, l’Unione possa trarre maggiori rendimenti dal proprio spazio marittimo con un minore impatto sull’ambiente. La Pmi mira pertanto a rafforzare la cosiddetta economia blu, che comprende tutte le attività economiche marittime».

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