I nodi della Regione
Agricoltura, dopo gli stabilizzati in Puglia nuova infornata di consulenti
Bando per altri 40 agronomi. Pentassuglia: «È indispensabile, non c’è personale»
BARI - A ottobre la Regione ha stabilizzato 37 agronomi che dopo anni di contratti a termine hanno ottenuto l’assunzione. Ma proprio mentre sanava il precariato (grazie alla legge Madia che lo consente) l’assessorato all’Agricoltura ha lanciato un nuovo avviso pubblico per individuare altri 40 consulenti da destinare alle attività di rendicontazione del Programma di sviluppo rurale (i fondi europei per l’agricoltura). E così la storia potrebbe ripetersi.
La stabilizzazione, assolutamente legittima proprio perché la legge Madia consente l’assunzione a tempo indeterminato di chi ha maturato tre anni di contratto, ha riguardato numerose persone con ruoli politici o comunque in qualche modo riconducibili alla politica. Secondo la Regione si tratta solo di coincidenze, perché all’epoca dei primi contratti (2017-2018) i neo-funzionari (tra cui ad esempio il segretario provinciale del Pd di Foggia, Pierpaolo D’Arienzo, sindaco di Monte Sant’Angelo) erano soltanto giovani agronomi in possesso dei titoli necessari a partecipare alla selezione. Ma questo meccanismo - ripetiamo: assolutamente legittimo - aggira il principio generale dell’accesso per concorso agli impieghi pubblici: si entra a tempo determinato con un avviso (in cui la discrezionalità è ampia), si maturano i tre anni e si ottiene il posto a tempo indeterminato attraverso un concorso riservato.
Ecco perché il nuovo avviso per 40 posti di consulente sta creando molte polemiche anche tra gli addetti ai lavori. Al punto che l’assessorato al Personale - che aveva ritenuto di non pubblicare i nomi degli idonei alla stabilizzazione, salvo fare dietrofront dopo la richiesta di accesso agli atti della «Gazzetta» (nel frattempo pure l’Anac ha chiesto chiarimenti) - ha deciso di non nominare un proprio rappresentante nella commissione di valutazione delle candidature: «Non abbiamo tempo, siamo impegnati». E così nella commissione che in questi giorni comincerà a valutare i titoli, per poi procedere con i colloqui, siederà (anche) una stabilizzata dell’Agricoltura: tutto regolare, per quanto probabilmente si tratta di una scelta inopportuna.
L’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, difende però la scelta spiegando che non ci sono alternative. «Stiamo parlando - dice - di tecnici che servono per il Psr e vengono pagati con risorse Psr anche perché non possiamo superare il tetto ordinario di spesa del personale. Non ci sarà nessuna stabilizzazione, sono profili completamente diversi. I precedenti erano stati presi a tempo determinato, questi sono incarichi di lavoro autonomo». I contratti costeranno 2,2 milioni l’anno provenienti dai fondi europei, cioè le stesse risorse che venivano utilizzate per pagare i 37 appena stabilizzati. Ma perché invece di creare altri precari l’assessorato non ha attinto dalle graduatorie del concorso pubblico per funzionari appena terminato? La risposta di Pentassuglia tradisce il disappunto nei confronti di chi ne ha predisposto il bando: «Su 1.300 domande - dice -, hanno partecipato al concorso 685 agronomi con appena 20 idonei. E li abbiamo presi tutti, quando in pianta organica ne mancano 70. Abbiamo attinto anche dalla graduatoria dell’osservatorio fitosanitario con 44 idonei: qualcuno ha rinunciato, altri sono stati presi con lo scorrimento». Insomma, il concorsone (costato quasi 3 milioni) non ha sfornato abbastanza tecnici idonei per l’assunzione, e così l’assessorato deve ancora una volta ricorrere alle consulenze. «Abbiamo fatto - dice Pentassuglia - anche lo scorrimento delle graduatorie di altri profili per prendere due commercialisti, due architetti e un ingegnere che ci servono per le istruttorie delle pratiche del Psr».
Sul concorso di stabilizzazione dei 37 agronomi ci sono state molte polemiche, sia per i nomi dei politici (due sindaci, un consigliere comunale, un ex assessore, una candidata alle elezioni di Foggia...) ma anche per la scelta di uno dei commissari, l’avvocato barlettano Giuseppe Bufo, ex consigliere comunale e «promotore di una lista civica comunale» che si chiama Barletta Popolare. La legge dice che i commissari non devono «ricoprire cariche politiche». «Non c’è alcun conflitto di interessi né alcuna violazione di legge», ha fatto sapere Bufo alla «Gazzetta». Gli uffici dell’assessorato stanno facendo una istruttoria per verificare la regolarità della dichiarazione resa in sede di accettazione della carica, in cui il professionista ha attestato di non ricoprire cariche. Ma il presidente della commissione Personale, Antonio Tutolo, ha inviato tutte le carte in Procura.