IL PUNTO

I curdi iracheni protestano contro gli attacchi turchi I raid aerei di Ankara bruciano anche boschi e raccolti

Gaetano Campione

Sala la tensione nella regione dove gli italiani addestrano i Peshmerga

I curdi in Iraq protestano contro la Turchia. A Duhok, nella regione irachena di Amedi, dove Ankara ha una base nel Kurdistan, c'è stata una manifestazione di protesta conclusa con un morto e alcuni feriti dopo che i manifestanti hanno dato fuoco ad una serie di strutture militari e cercato di danneggiare alcune carri armati. Per ripristinare l'ordine sono dovuti intervenire i Peshmerga, le forze di sicurezza locali. E la situazione è tornata sotto controllo. Motivo della protesta? I bombardamenti aerei e dell'artiglieria turca contro i curdi del Pkk che causano anche la distruzione dei boschi e dei raccolti: 8mila gli ettari in fumo, decine i villaggi evacuati lungo il confine. I curdi dal 2018 alla fine del 2018 hanno contato 398 raid e 425 colpi di mortaio turchi. Località come Rwanduz, Coman, Mergasur e Soran sono prese di mira anche dagli iraniani, rendendo la situazione ancor più complessa e difficile. Nel nord della Siria "miriamo in una prima fase a creare zone di sicurezza dove quattro milioni di siriani che ora vivono nel nostro Paese possano tornare". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intervenendo a un incontro di coordinamento tra la Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa a Istanbul, sostenendo che Ankara ha speso "35 miliardi di dollari per tutti i rifugiati" dall'inizio delle crisi regionali del 2011. "Porteremo presto la pace e la sicurezza a est dell'Eufrate", nelle aree oggi sotto controllo delle milizie curde dell'Ypg, ha aggiunto Erdogan, ribadendo così la volontà di prendere il controllo della regione dopo il ritiro delle truppe americane. In Siria "elimineremo molto presto i residui di Daesh (Isis), lasciati deliberatamente, e i membri di Daesh specificamente addestrati contro il nostro Paese", ha affermato Erdogan. "La Turchia non mira soltanto allo sradicamento delle organizzazioni terroristiche, ma sta anche compiendo sforzi per mitigare gli effetti umanitari della crisi provocata dal conflitto in Siria", ha aggiunto.

Cosa ha a che fare l'Italia con questa escalation della tensione nella regione autonoma del Kurdistan iracheno? Qui sono in missione gli addestratori italiani, inquadrati nelle operazioni Prima Parthica e Inhervent Resolve che hanno il compito di addestrare proprio le forze di sicurezza curde. Da gennaio 2015 sono stati formati 36mila militari appartenenti al ministero dei Peshmerga e al ministero dell’Interno, di cui circa 18.000 dagli istruttori dell’Esercito italiano che contribuisce con 100 specialisti militari, provenienti principalmente dalla Fanteria, dal Genio, dal settore CBRN e dalla Sanità. Sette le nazioni errore, compresa l'Italia, che si occupano della missione. 

L’addestramento è dedicato alla preparazione di interi battaglioni di fanteria e si sviluppa in cicli di 6 settimane riguardanti le operazioni di sicurezza areale su larga scala. Inoltre, il focus del KTCC è rivolto alla formazione di istruttori delle forze di sicurezza curde mediante lo svolgimento di corsi della durata di 4 mesi che renderanno, nel breve-medio periodo, le KSF indipendenti nell’addestramento delle proprie truppe per quanto concerne le attività tipiche della fanteria, il tiro, primo soccorso e del C-IED (Counter – Improvised Explosive Device), rivolto alla mitigazione dei rischi derivanti da ordigni esplosivi improvvisati. Inoltre, continuano a suscitare l’interesse dei vertici militari locali i “Battalion Staff Course” che vertono alla formazione della leadership e dei futuri quadri di staff delle unità Peshmerga.

L'Isis in Siria sarà sconfitto in un mese. Parola dei vertici delle forze curdo-siriane alleate della Coalizione a guida Usa. Citati dai media panarabi, i vertici delle Forze siriane democratiche hanno annunciato stamani che la battaglia contro i miliziani dello "Stato islamico" nel sud-est della Siria è quasi giunta alla fine. "I miliziani sono circondati, e in un mese saranno eliminati", si legge in dichiarazioni apparse in sovrimpressione sulle tv panarabe. Le forze curdo-siriane, espressione locale del Pkk, ostile alla Turchia, dal 10 settembre hanno lanciato un'offensiva contro l'ultima sacca di territorio in mano all'Isis nel sud-est della Siria, tra l'Eufrate e il confine iracheno. La Coalizione internazionale a guida Usa sostiene l'offensiva con ripetuti raid aerei. Nei giorni scorsi, fonti governative siriane e fonti locali hanno riferito di due diversi "massacri", attribuiti all'aviazione della Coalizione, a danno di civili in fuga dalle zone dei combattimenti. Un mese fa il presidente americano Donald Trump aveva annunciato il ritiro dei circa duemila soldati americani dalla Siria orientale, affermando che l'Isis era stato sconfitto. Intanto, gli Stati Uniti avrebbero inviato circa 600 nuove unità in Siria provenienti dal vicino Iraq per facilitare le operazioni di ritiro delle forze armate dalla Siria.

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