Il fatto
Film Fund, all’Anticorruzione le carte sui conflitti di interesse. Apulia Film Commission: «Ma è tutto regolare»
Finisce all'Anac il caso dei soldi assegnati alla società di produzione in cui è socia la segretaria della commissione. FdI e FI: sospendere i pagamenti
BARI - Apulia Film Commission garantisce che è tutto avvenuto secondo le regole. Ma sul caso della gestione del Film Fund, con i finanziamenti assegnati a una società di produzione in cui ha una quota una dipendente della fondazione, si scatenano le polemiche dell’opposizione di centrodestra: Fratelli d’Italia e Forza Italia (come aveva fatto già la Lega) chiedono spiegazioni e un’audizione dei vertici di Afc.
Il caso è stato raccontato domenica dalla «Gazzetta», e riguarda i 13 milioni di euro di fondi europei destinati a supportare le produzioni cinematografiche sul territorio pugliese. Una delle società destinatarie del contributo, la Disparte di Roma, è posseduta per il 15% da una dipendente della Film Commission, Martina Lovascio, che ha fatto parte (come segretaria) della commissione deputata all’esame dei progetti. Tra i progetti esaminati positivamente c’è appunto quello della Disparte, teoricamente destinataria di 315mila euro.
Secondo la Film Commission però è tutto regolare. «Le procedure - è detto in una nota - si sono svolte nel rispetto delle regole normative che disciplinano la materia», e «ciascuno dei componenti la commissione tecnica di valutazione ha reso a suo tempo rituale dichiarazione di insussistenza di conflitto di interesse». Per quanto riguarda «i dipendenti preposti ad attività meramente esecutive», come appunto la segretaria-imprenditrice, «le verifiche operate dagli organi della Fondazione a ciò deputati hanno a loro volta escluso profili di incompatibilità alla luce del Codice etico e di comportamento vigente atteso che l’attività lavorativa svolta non ha comportato da parte loro l’assunzione di decisioni e/o valutazioni di alcun genere».
È una posizione singolare, visto che il Codice degli appalti dice una cosa diversa. Il conflitto di interessi si verifica quando un soggetto che «a qualsiasi titolo» interviene «con compiti funzionali» nella procedura (il segretario cura la redazione e la conservazione degli atti) ha «direttamente o indirettamente un interesse finanziario, economico o altro interesse personale che può essere percepito come una minaccia alla sua imparzialità». E dunque non rileva il fatto che l’attività della segretaria-imprenditrice non abbia comportato «l’assunzione di decisioni».
Il caso verrà ora affrontato dall’Anac, a cui sono stati trasmessi gli atti da almeno un concorrente per verificare appunto l’assenza di conflitti di interessi. La Regione se ne tira fuori: Afc - dicono fonti vicine ai vertici della giunta - ha una sua autonomia, la Regione è magna pars nel finanziamento ma non ha alcun compito di governance diretta. Ma l’opposizione rilancia tutti i dubbi, anche sulle modalità con cui è avvenuta nel 2021 la stabilizzazione di alcuni collaboratori tra cui la segretaria-imprenditrice.
«A questo punto - dicono i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia - è evidente che deve essere un modus operandi di tutte le agenzie, fondazioni e società della Regione Puglia, quello di fare bandi per l’assunzione del personale ad personam: prima si individua la persona da assumere e poi si cuce addosso il bando (in questo caso preferendo anche il diploma alla laurea)». Il conflitto di interessi in capo alla segretaria-imprenditrice, secondo i consiglieri di centrodestra, è tutt’altro che irrilevante: «Saremmo di fronte all’anarchia totale, all’assenza totale dei controlli», e questo «richiederebbe quanto meno la sospensione dei pagamenti alle società di produzione cinematografiche dei fondi europei assegnati al Film Fund».
Sulla vicenda ieri è intervenuta anche Forza Italia, secondo cui «anche Apulia Film Commission entra nel circolo degli enti collegati dove è buio pesto». I consiglieri regionali azzurri reputano «gravissimo» che la segretaria della commissione giudicatrice dei progetti sia anche titolare di una quota in una società di produzione: «Da qui si evince l’assenza di qualsiasi controllo per il contrasto alla corruzione. Se il conflitto di interessi in questione era noto a tutto l’ambiente del settore cinematografico, viene da chiedersi se lo sapevano tutti, tranne i vertici regionali».