L'intervista
Leccese: «La forza dei sindaci è lo sprint per il campo largo»
Il primo cittadino di Bari: la Puglia pioniera dell’alleanza con Decaro alla guida 2025
BARI - Il doppio successo del centrosinistra in Emilia Romagna e in Umbria è legato da un filo rosso alle sperimentazioni della Puglia democratica degli ultimi dieci anni: da un lato c’è l’exploit dei sindaci nella veste di candidati governatori - e le esperienze di Michele De Pascale e Stefania Proietti hanno molto “in comune” con il salto che Michele Emiliano fece dieci anni fa da Palazzo di città a Bari al Palazzo della Regione Puglia -, dall’altro si rileva il valore dell’unità delle forze di opposizione al centrodestra, corroborate dall’innesto di energie civiche, uno dei capisaldi della «coalizione dei pugliesi», il cartello che ha raccolto oltre alle forze progressiste, anche i 5S e le forze localiste, oltre gli steccati. Nel Tacco d’Italia questo schema è risultato vincente nel giugno scorso con l’elezione di Vito Leccese nuovo sindaco della città di San Nicola,
Sindaco, dopo le difficoltà in Liguria, il centrosinistra ritrova smalto schierando una alleanza finalmente ampia?
«Sì è la vittoria del campo largo. L'unico possibile per tornare a governare il Paese. È una formula in cui credo, ho creduto anche a costo di beccarmi qualche critica e di inimicarmi parecchi esponenti del Pd sia locale che nazionale. Con ostinazione ho perseguito l'obiettivo di comporre un esecutivo che fosse l'espressione più autentica ma anche più articolata dello schieramento progressista, ambientalista e civico. Quello che mi ha consentito di vincere con il 71% dei consensi».
La sua non è stata una strada in discesa…
«Non a tutti è piaciuto la mia perseveranza, ma alla fine anche il risultato elettorale delle regionali in Umbria ed Emilia Romagna mi dà ragione».
Le formule politiche però non vanno calate dall’alto.
«Il campo largo è vincente se passa dai territori, se si costruisce sul campo, se gli animatori sono amministratori credibili nelle proprie comunità. Quindi non una alchimia politica ma una spinta dal basso in modo da rappresentare, interpretandoli, i bisogni e i sogni dei cittadini».
Questa è la strada che persegue «ostinatamente» la leader dem Elly Schlein, mentre ci sono riserve da parte dei 5S, ora impegnati nella fase costituente.
«Su questa strada, l' unica possibile, dobbiamo procedere senza esitazioni, senza particolarismi per consolidare uno schema di alleanze che possa rigenerare in una prospettiva maggioritaria il centrosinistra e con esso i valori e gli ideali di cui è portavoce».
I municipi sono l’ultima fucina di personalità aggreganti e credibili?
«Vincono due amministratori a Perugia e Bologna, due sindaci, due eccellenti interpreti dei bisogni quotidiani delle loro comunità. Lo dico non per spirito corporativo, tra l'altro non avrei titolo perché sono l'ultimo arrivato nella categoria, ma perché oggi più che mai la politica è prossimità. Le ideologie sono state soppiantate da valori e ideali che fanno parte della pratica quotidiana, dalla dimensione di vicinato che solo chi amministra i territori conosce profondamente».
Dicevamo dei sindaci. Ora si rinnovano i vertici dell’Anci nazionale.
«Questa vittoria dei primi cittadini nelle due regioni offrirà una carica in più per l’assemblea congressuale dei sindaci italiani che si apre a Torino: eleggerà presidente dopo Antonio Decaro un altro sindaco del Sud, Gaetano Manfredi. Anche questo è un ottimo segnale per chi crede che il futuro del nostro Paese non è la differenziazione ma l' unità che esalta le peculiarità dei territori».
La sentenza della Consulta sull’autonomia che indicazioni dà alla politica?
«Ha smantellato l’impostazione della riforma Calderoli, sorprendentemente portata avanti da forze che si proclamano patriottiche…».
In Europa si registra ancora un’impasse per la Commissione. A cosa si deve questo corto circuito?
«La vicenda della Commissione credo sia stata gestita male da entrambe le parti in causa. Mi dispiace molto che il dibattito sia concentrato sulla figura di un candidato alla vicepresidenza, Raffaele Fitto, perdendo di vista il lavoro complessivo che la nuova Commissione dovrà affrontare. Tra l’altro si tratta di una persona che stimo e che credo abbiamo dimostrato in più di un’occasione di essere in grado di rappresentare le istituzioni. Tutti del resto possiamo affermare che la formazione politica di Raffaele Fitto sia distante anni luce dalla visione sovranista e antieuropeista della destra presente oggi a Bruxelles».
Tornando alla Puglia, si avvicina il passaggio di consegne alla Regione tra Michele Emiliano e Antonio Decaro. Quasi una staffetta?
«Qui ci sarà un campo larghissimo, arricchito dal grande consenso che gli amministratori locali hanno avuto in tutti questi anni: questa formula, in una stagione in cui la politica non è ideologia, consente di interpretare tutti i valori del centrosinistra. Non è un caso che in Liguria il centrosinistra abbia perso perché contro aveva un sindaco come Marco Bucci. Chi vive quotidianamente in trincea nelle città viene considerato dai cittadini interprete dei loro sogni».
Alla guida del «campo largo pugliese» ci sarà mister 500mila preferenze.
«Il progetto sarà corroborato dal carisma di Decaro, forte di un consenso plebiscitario alle Europee, e dal Pd, impegnato nel ruolo di cardine dell’alleanza».