L'intervista
«Ora una alternativa all’emilianismo», la visione di Alberto Tedesco
«Il civismo è una somma acritica di interessi, primarie unica soluzione per Bari»
Alberto Tedesco, già senatore del Pd e assessore regionale, dopo i due mandati di Michele Emiliano alla Regione e Antonio Decaro a Bari, quali gli orizzonti per il centrosinistra?
«La prospettiva è abbastanza nebulosa. In questi anni è stato di fatto destrutturato il centrosinistra, indebolendo il partito più rappresentativo, il Pd, e impedendo ad altre forze politiche di cultura tradizionale, come i verdi o Sinistra italiana o i socialisti, di poter svolgere un ruolo politico all'interno di una coalizione che si è andata snaturando tra trasformismi e assemblaggi vari».
Il governatore postula un «riformismo ampio e fondato su programmi concreti», aperto a contributi di chi ha altre ideologie. Si ritrova in questa categoria?
«L’azione di Emiliano e dei suoi alleati in questi anni mi pare che sia notevolmente distante dal metodo riformista».
A cosa si riferisce?
«Il riformismo è una formula con cui si attivano processi di trasformazione della società, attraverso il costante uso della mediazione, quella nobile, per conciliare interessi talvolta contrastanti. Negli ultimi anni abbiamo visto più che altro, come direbbe Rino Formica, un “riformismo a consumo”».
In cosa è difforme la visione emilianista, che è stata vincente dal 2004 in poi, dalla Primavera di Vendola?
«È agli antipodi del vendolismo. La governance di Nichi è stata riformismo puro, basta pensare alle innovazioni vendoliane nel turismo con l’attivazione di strumenti latenti o improduttivi come Apulia film o Pugliapromozione. E su questo hanno vivacchiato le giunte successive. Il boom di arrivi nel nostro territorio è figlio di quelle intuizioni. Poi c’erano nuove politiche per la sanità».
Ci spieghi.
«Vendola vinse le elezioni sulla questione sanitaria. Per i posti “hospice” o nell’oncologia si realizzò una rivoluzione».
Ora è il tempo del civismo?
«Dal latino civis, un movimento che parte dal cittadino. Il civismo di Emiliano è l'esatto contrario: è politica politicante che privilegia, con percorsi di somme acritiche, soggetti parapolitici per realizzare una rete di portatori di interessi senza una visione. E i signori del civismo ora si sono organizzati e vogliono far pesare quel consenso che hanno costruito ad arte con strumenti di potere messi a disposizione da Emiliano».
La classe dirigente dei partiti tradizionali?
«Questa diffusa classe dirigente regionale non la vedo. L'era emilianista ha favorito percorsi di antipolitica a danno della crescita di un personale politico nuovo, con l'unica eccezione di Antonio Decaro, che non è solo farina del sacco di Emiliano».
Che fare?
«Bisogna costruire una proposta politica in linea con le esigenze della Puglia, al di là del boom turistico: penso alla Xylella che ha devastato il paesaggio del Salento, al servizio sanitario boccheggiante, a un apparato produttivo a macchia di leopardo e una disoccupazione giovanile che fa sentire un peso enorme sulla tenuta del sistema sociale. Il riformismo dovrebbe ripartire da qui e trattare il dossier ambiente sottovalutato o derubricato dal programma di governo regionale».
A Bari ci vogliono le primarie nel campo progressista?
«Non c'è alternativa. E non trascurerei l’ambizione dei 5S di avere un candidato sindaco».
Andrà alla riunione di domani della Giusta causa?
«Ci sarò. Michele Laforgia sta dando contributi di idee sottovalutati, altro che quadro familistico. La sua associazione è una realtà su cui costruire una alternativa ad un metodo di governo, il cui fallimento è fotografato nell’ultima classifica Governance Poll del Sole24ore».