Melfi
«L'ex Fenice preoccupa I valori sono oltre i limiti»
Termovalorizzatore Rendina-Ambiente (ex Fenice) di San Nicola di Melfi e inquinamento del territorio. I risultati delle analisi effettuate dall’Arpab (c’è voluto un anno per ottenere i dati) sono stati riscontrati soprattutto nelle acque circostanti alla struttura. Secondo quanto risulterebbe dalle verifiche, emergerebbe la presenza di metalli e di sostanze inquinanti fino a cinque volte superiori ai limiti predisposti dalla legge.
Una situazione che desta allarme e preoccupazione in tutta l’area. Il termovalorizzatore di San Nicola di Melfi, soprattutto dopo la chiusura della discarica di Venosa, è diventato infatti punto di approdo dei rifiuti di molte aree della regione. E questo ha rappresentato uno dei fatti sui quali più si sono alimentati dubbi e polemiche.
Associazione Ambiente e Legalità ha ricordato di recente alcune situazioni emblematiche di disattenzione. Come il fatto, ade esempio, per cui «i dati dei monitoraggi occasionali eseguiti nei piezometri installati nell’area del termovalorizzatore di S. Nicola di Melfi e che presentavano valori fuori norma dai coefficienti di contaminazione andarono persi e si ritrovarono in una cassaforte dell’ufficio Arpab di Matera». Con una serie di conseguenze che restano al vaglio della magistratura.
Insomma, quello che viene evidenziato, accanto alla situazione reale dell’impatto ambientale, è anche tutto il percorso dei monitoraggi, la loro qualità e attendibilità e la trasparenza che non è stata sinora l’elemento caratterizzante, contribuendo - in tal modo - ad accentuare le già persistenti preoccupazioni dei cittadini. Soprattutto quelli residenti nell’area interessata. Ansie che riguardano la qualità dell’ambiente e i rischi possibili per la salute delle persone.