il caso

Stellantis, effetto dimissioni Tavares: crollo in Borsa. Telefonata tra Elkann e Meloni

antonella inciso

Aria di disgelo con il Governo. La premier: «Difenderemo i livelli occupazionali e l’indotto». Polemiche sulla buonuscita dell’ex ad

POTENZA - Le ripercussioni arrivate dalla Borsa di Milano che chiude in rialzo dello 0,21 per cento a 33.483 punti e Stellantis che tocca il meno 6,3 per cento. L’addio anticipato di un anno di Carlos Tavares da ceo di Stellantis - sostituito da un Comitato esecutivo guidato dal presidente John Elkann, con il compito di trovargli il successore entro il primo semestre 2025 (tra le ipotesi l’italiano Luca De Meo ed il francese Edouard Peugeot) - solleva un polverone, con il suo carico di interrogativi sul futuro del gruppo e sulla strategia industriale che coinvolge l’Italia. Con la reazione dei mercati e della politica, con un pressing bipartisan perché John Elkann vada in Parlamento a riferire sul futuro del gruppo.

Il presidente della Commissione Attività Produttive Alberto Gusmeroli annuncia di aver «inviato la richiesta per audirlo», mentre il Pd chiede «l’intervento del Governo» e Conte (M5S) parla di «crisi conclamata che può rivelarsi una opportunità». In serata, la premier Giorgia Meloni commenta: «Faremo del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto. Abbiamo un tavolo con Stellantis convocato a metà dicembre, speriamo possa essere quello risolutivo».

Elkann ha informato mattarella e meloni delle dimissioni Per certi versi, la fine dell’era Tavares pare coincidere con l’avvio di una nuova fase dei rapporti fra il presidente di Stellantis e lo Stato italiano. John Elkann ha informato personalmente il capo dello Stato, Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in merito alle dimissioni del ceo. Con quest’ultima, come si ricorderà, i rapporti si erano parecchio deteriorati. Basti citare quando, a gennaio, la premier spiegò di non accettare dagli Elkann «lezioni di tutela dell’italianità». Per non parlare di quando, a fine ottobre, Elkann disertò l’audizione in commissione Attività produttive della Camera. Una scelta bollata da Meloni come «una mancanza di rispetto verso il Parlamento».

Si vedrà come si affronterà il futuro di Stellantis in Italia. Ieri, Elkann ai dipendenti ha parlato con ottimismo: «Come sapete meglio di chiunque altro, questi sono tempi duri per il nostro settore. Li abbiamo già affrontati in passato e li abbiamo sempre indirizzati a nostro vantaggio. Insieme, lo faremo di nuovo».

la telefonata ministro-elkann «Si apre una nuova fase in cui ci auguriamo che l’Italia torni centrale nel piano industriale di Stellantis nella piena consapevolezza di quanto importante sia la forza del Made in Italy. Mi auguro che questo ci consenta anche di essere insieme in Europa, per chiedere all’Europa di rivedere le regole che devono consentire di raggiungere l’obiettivo del 2035, per un’industria dell’auto europea competitiva con gli altri grandi attori internazionali» commenta il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che, ieri, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente del gruppo automobilistico, Elkann. Aggiungendo, poi: «Dobbiamo remare insieme nella stessa direzione in Italia e in Europa perché l’Italia può riaffermare il valore dell’auto nella transizione ambientale e perché l’Europa deve consentire all’industria dell’auto europea di restare competitiva». Il colloquio tra Urso ed Elkann ha confermato il tavolo del 17 dicembre al Mimit, al quale parteciperà Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo automobilistico «con il mandato – precisano fonti del ministero - di chiudere in modo positivo le interlocuzioni» sul Piano Italia.

bardi: «speriamo che ora la visione si meno parigicentrica» Ad auspicare una nuova centralità italiana, e soprattutto lucana, è anche il governatore della Basilicata, Vito Bardi. «L’auspicio, in particolare, è che possa dirsi superata una stretta visione “Parigicentrica” che ha caratterizzato le scelte di Tavares e che Stellantis possa riorientarsi concretamente verso la primarietà della produzione in Italia e in Basilicata, prima per qualità e quantità di impegno delle nostre maestranza» sottolinea Bardi che definisce le dimissioni di Tavares «un momento di cambiamento che, spero, possa tradursi in una rinnovata attenzione del gruppo industriale verso lo stabilimento di Melfi. Il nuovo comitato esecutivo, presieduto da John Elkann, ha già espresso il proprio impegno finalizzato allo sviluppo delle attività produttive in Italia e mi auguro che il sito di San Nicola di Melfi sia considerato sempre più centrale nella strategia industriale di rilancio del marchio» conclude il presidente che si augura ora che «diventi più assidua l’interlocuzione con l’azienda in un clima di collaborazione che la Regione Basilicata non ha mai fatto mancare».

maxi buonuscita, fra le polemiche A Carlos Tavares dovrebbe spettare una buonuscita di 100milioni di euro per il rapporto con il gruppo che si è chiuso con un anticipo di un anno sui tempi previsti dal contratto, che sarebbe scaduto nella primavera 2026. Una maxi-cifra che sta attirando numerose critiche bipartisan. «È disgustoso. È semplicemente disgustoso quello che sta accadendo», tuona il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini che aggiunge: «Non da ministro ma da italiano sono offeso dalla gestione degli Elkann e dalle cifre che si stanno leggendo a proposito della fuga dell’ex ad».

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