Pensioni e inganni
Lagonegro, l'eredità milionaria di due anziani incassata con truffa dai pronipoti
A processo cinque persone, tra cui tre dipendenti delle Poste
Svuotarono l'intero conto degli anziani prozii, oltre due milioni di euro, con la presunta complicità di tre dipendenti delle Poste: in cinque ora andranno a processo. Lo ha deciso il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Lagonegro, Ennio Trivelli, che ha accolto le richieste del pubblico ministero, Giovanna Lerose, e ha rinviato a giudizio due pronipoti degli anziani coniugi: Nicola e Giuseppina Castelluccio, fratello e sorella, rispettivamente di 55 e 51 anni, di Lauria (difesi dagli avvocati Ester Molinaro, Antonella Mitidieri e Massimo Ferrandino).
Con loro dovranno affrontare il processo anche l'allora direttore dell'ufficio postale di Lauria superiore, Vincenzo Pesce, 63 anni, di Lauria (difeso dall'avvocato Giovanni Leonasi), un'operatrice di sportello, Annunziata Iaria, 48 anni, di Scalea ( difesa dall'avvocato Anna Laino) , e un consulente finanziario, Christian di Giacomo, 47 anni, di San Fele, anch'egli di Poste italiane ( difeso dall'avvocato Antonio Macellaro). Per la posizione di un'altra persona, Claudio Corcione, 54enne nato a Torino e residente a San Fele, si procederà separatamente.
L'uomo, nell'incredibile vicenda, avrebbe avuto il ruolo di finto testimone e deve rispondere di false informazioni al pubblico ministero.
In realtà, i falsi testimoni erano due, ma uno, nel frattempo, è deceduto. Il processo comincerà il prossimo 23 novembre davanti al collegio del tribunale di Lagonegro. Gli episodi più eclatanti della vicenda sono compresi tra il 2016 e il 2017. Vittime, loro malgrado, due coniugi ultraottantenni di Lauria, malati ma assai facoltosi. Fin troppo per essere stati lui un fruttivendolo e lei casalinga: il loro patrimonio ammonta a 2 milioni e 182mila euro. Questa circostanza fa insorgere curiosità e sospetti negli investigatori che, indagando sul presunto raggiro da parte dei pronipoti ai danni della coppia (l'inchiesta parte nel 2019), scoprono che l'anziano (nel frattempo deceduto) sarebbe riuscito ad accumulare il consistente patrimonio, in parte o in tutto, perché non avrebbe mai versato quanto dovuto all'erario.
L' uomo muore nel mese di novembre del 2017, affetto da demenza senile, la moglie ancora in vita, pare non fosse nemmeno al corrente del patrimonio posseduto dal marito.
L'indagine sul vero o presunto imbroglio ai loro danni prende il via quando un altro nipote (questa volta diretto) dei due anziani si insospettisce perché lo zio non gli aveva lasciato nulla, nonostante avesse un cospicuo patrimonio. Allora l'uomo si rivolge agli avvocati Antonio Donadio e Raffaele Melfi e viene avviata una verifica patrimoniale dalla quale emergono operazioni sospette, sia in entrata che in uscita, sui conti degli zii. Il nipote intuisce che qualcuno ha prelevato tutti i soldi che i due anziani avevano accumulato nel corso degli anni lasciandoli di fatto senza più un euro. E così presenta un esposto alla Guardia di finanza, in cui accusa i due Castelluccio, suoi nipoti, di aver manovrato fino a prosciugare il consistente patrimonio degli zii. Da qui le indagini che si sono fatte largo tra le carte di Poste italiane. Due i conti passati al setaccio: uno cointestato all’uomo con l’anziana moglie, e un secondo invece intestato solo all'anziano.
Il «colpaccio», secondo i finanzieri della Compagnia di Lauria, avviene il 19 giugno del 2017.
Dalla documentazione passata al microscopio dalle fiamme gialle risulta una richiesta di rimborso anticipato, ordinata dall'anziano, di due corpose polizze della somma complessiva di 1 milione e 313mila euro. Soldi girati poi sul conto cointestato.
L'uomo, però, all'ufficio postale, stando agli accertamenti degli investigatori, non c'è mai andato in quanto costretto a letto dalla malattia. Morirà poi a novembre.
Con una rapidità sospetta, quattro giorni dopo il rimborso anticipato delle polizze, vale a dire il 23 giugno, dal conto cointestato vengono eseguiti sei prelievi e allo stesso tempo l'ufficio postale, su richiesta dell'anziana, dispone l'emissione di un vaglia di 1 milione e 313 mila euro con la dicitura «donazione». Ma è possibile che un'anziana ultraottantenne che oltretutto non sa né leggere e né scrivere ritiri del denaro con una carta di credito? In effetti è poco probabile. Ed, infatti, secondo gli investigatori, tutto è stato architettato in maniera certosina dai due pronipoti, compresa la presenza di inesistenti testimoni che avrebbero accompagnato l'anziana signora allo sportello.
Lei alle poste quel giorno, per fare la donazione ai pronipoti, non c'è mai andata, come testimoniato durante le indagini da altri dipendenti dell'ufficio, mentre i due Castelluccio vengono visti uscire dall'ufficio del direttore. In realtà, ogni mossa sarebbe stata architettata talmente bene che i due si erano fatti fare anche un Pos a nome della prozia. Usavano i due anziani, a loro insaputa, come fossero un bancomat. Infatti, andando a ritroso i finanzieri scoprono che il raggiro era partito addirittura nel 2012 e fino al 2016 si sarebbero volatilizzati altri 900 mila euro, tra prelievi in contanti e rimborsi di buoni fruttiferi.
Un anno fa l'inchiesta arriva alla fine con la richiesta di processo per i cinque indagati che ora sono stati rinviati a giudizio.
Una sfilza di reati contestata, a vario titolo, ai Castelluccio e ai loro presunti sodali: dal concorso in truffa, con l'aggravante del danno patrimoniale di rilevante entità e dell'abuso di prestazione d'opera, alla circonvenzione di incapace, aggravata dall'abuso di relazioni domestiche. E ancora, indebito utilizzo di carte di credito, auto riciclaggio e false dichiarazioni al pubblico ministero. Il 23 novembre tutti gli imputati (ad eccezione di Corcione per il quale, come detto, si procederà separatamente) si presenteranno in tribunale per rispondere di questi resti. Accuse che loro continuano a respingere.