La storia
Il lucano Lucio Polosa alla conquista dei monti di Nepal e Pakistan
Ristoratore potentino prepara la scalata di monti da 8mila metri
Si sta preparando per andare oltre i propri limiti, sfidare le montagne più alte del mondo, le condizioni più estreme. Tutto in nome della passione per l’alta quota. Lucio Polosa, 54 anni, potentino, vive da anni a New York dove con il fratello gestisce un’attività di ristorazione e catering. Da sempre si inoltra nei sentieri delle montagne con corda, piccozza, chiodi e tutto quanto occorre per «conquistare» la montagna.
Entro l’anno conta di coronare il suo sogno di scalare i monti tra i 6mila e gli 8mila tra Pakistan e Nepal. «Dopo gli ottomila - sottolinea Polosa - l'uomo non reagisce bene. L’ossigenazione è ai minimi termini, qui l’aria è rarefatta. Non a caso la chiamano zona della morte».
Ma cosa la spinge verso questa avventura così pericolosa?
«Il senso di orgoglio di conquista. In Basilicata non c'è nessuno che sia riuscito a scalare un 8mila metri».
Immaginiamo che per una spedizione di questo tipo servano attrezzature particolari e anche fondi. Ha idea di quanto occorra a livello economico e chi potrà aiutarla?
«Ho presentato un progetto alla Regione per avere i necessari finanziamenti. Serviranno dai 30 ai 40mila euro».
Come mai tutti questi soldi?
«I permessi costano tanto. Cambiano a seconda della stagione, adesso c'è il boom della montagna e stanno aumentando soprattutto perché c'è un problema di gestione anche dell'immondizia. Poi ci sono le attrezzature che richiedono un esborso importante».
Quanto tempo servirà per raggiungere la meta?
«Tra i 30 e i 40 giorni».
Ma intende partire da solo?
«L'ideale è affrontare questa sfida con una squadra. Se vado da solo mi devo affidare a un'agenzia per una questione di sicurezza, di aiuto».
Quando pensa di partire alla conquista delle montagne?
«Tra maggio e giugno oppure tra settembre e ottobre».
Lei ha raggiunto l’Advanced base camp del K2. Cosa ricorda di quell’esperienza? Sarà utile per affrontare i monti del Pakistan?
«Difficile, complicata davvero quell’esperienza. La notte fa freddissimo, stai sul ghiacciaio che si muove e, quindi, il territorio cambia. Non a caso le strade vengono tracciate ogni giorno perché rischi di perderti. Gli scenari sono bellissimi ma non è per tutti camminare 8, 9 ore in condizioni al limite dell’umano. L'esperienza è bella perché spendi molto del tempo con la gente del posto che fa da guida e che conosce bene il territorio».
Quindi in questa sfida non si è completamente soli?
«No, per fortuna in caso di emergenza c’è sempre qualcuno a cui rivolgersi. Al campo base si trovano tanti appassionati e agenzie specializzate».
Quali sono state le montagne che ha conquistato?
«Nel '90 il Gran Sasso, il Pollino, le Alpi, le Dolomiti sono sempre state una meta ambita per noi appassionati. I primi 4mila metri li ho fatti a metà anni '90. Trasferito negli States ho viaggiato anche in Sud America dove ci sono molti bei posti, molti 6mila metri, le Ande nel Cile, bellissime. Mi sono arrampicato sulla Concaua, la montagna di 7mila metri a Mendoza tra il Cile e l'Argentina. Ora mi devo spingere più su, nessun lucano l’ha mai fatto. E spero di riuscirci entro la fine di quest’anno».