sanità malata

Ci si cura altrove, sempre di più interventi-urgenti: è un incubo in Basilicata

Gianluigi De Vito

La spesa per la mobilità interregionale è stata di 40 milioni. Verrastro (Uil) : «Dato agghiacciante per un territorio piccolo come il nostro»

POTENZA - Fuori luogo, per curarsi. Perché la sanità lucana ispira poca fiducia in chi deve farci i conti. La riprova arriva dai dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sulla mobilità sanitaria interregionale, il monitoraggio dei tempi di attesa degli interventi chirurgici e le attività di specialistica ambulatoriale nel 2021. La spesa sostenuta dalla Regione per l’esodo sanitario è pari a 40 milioni. Considerando che ci sono regioni come la Calabria che ne spendono 159, la Sicilia, 109 e la Puglia, 87, verrebbe da esultare. E invece per una regione piccola come la Valle d’Aosta il tetto dei 40 «è un dato agghiacciante».

A scandagliare i dati Anegas è la Uil poteri locali. Il segretario confederale Peppe Verrastro che ha la delega alla Sanità pubblica e privata, rincara la dose: «Quei soldi potrebbero essere utilizzati per le spese sanitarie all’interno della regione, e per dare un servizio di qualità ai cittadini. E invece l’esodo aumenta. È il frutto di un’assenza di programmazione perché il piano sanitario manca da oltre undici anni e si rincorrono le situazioni del momento. Non possiamo più permettercelo». Il peso della sanità privata nella nostra regione non è rilevato. E questo induce a due considerazioni: la prima, è che la sanità lucana è a forte trazione pubblica. La seconda è che, di contro, un apporto maggiore dei privato forse diminuirebbe il pellegrinaggio sanitario. Verrastro: «Sì, la sanità privata pesa pochissimo, e quel poco che c’è è in affanno, andrebbe rafforzata e non lasciato sola».
I numeri che indignano e che sono un cazzotto allo stomaco riguardano il «rispetto dei tempi di attesa di 30 giorni per gli interventi in classe A per tumori maligni in un anno». Siamo a un 76,2% contro l’89,2% delle valle d’Aosta e l’84,8% del Molise. Tradotto: nel 2021, trenta lucani su cento, piagati da un cancro maligno, non sono riusciti ad essere operati nel giro di un mese.

E dire che le cose vanno addirittura peggio per gli interventi d’urgenza in caso di malattie cardiovascolari. la percentuale scende al 58%, in pratica siamo all’ultimo posto. Nessuno peggio degli ospedali di Basilicata. Perfino la critivata Calabria arriva al 91,20%, la Puglia è all’82%. Anche qui, traduicamo: cinquanta lucani infartuati o colpiti da ictus restano fuori dalle sale operatorie nei trenta giorni che sono il periodo massimo entro il quale intervenire. Le ragioni dello sfascio sanitario contro il quale Cgil, Cisl e Uil si mobilitano da anni - il 19 maxiprotesta a Potenza - sono riassunte da Verrastro così: «Paghiamo una forte carenza di medici dalla quale si esce programmando le assunzioni nel lungo periodo. Ci potrebbe aiutare la nuova facoltà di medicina a Potenza ma non ora, visto che i corsi sono stati appena attivati. I bandi che vanno deserti nel Materano? Bisogna rendere più attrattivo il reclutamento dei medici, offrendo incentivi e servizi aggiuntivi». Non è tutto nero. «Sugli interventi cardiovascolari Potenza ha rafforzato molto il sistema di interventi, rimane il problema nel resto della regione e nell’area del Materano dove fra l’altro le presenze turistiche richiedono organizzazioni molto più efficaci nella medina d’urgenza ed emergenza».

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