Territorio
Memoria, paesaggio, suggestione: benvenuti nella Basilicata jonica
Un viaggio sorprendente che dalle spiagge di sabbia risale fino al maestoso Monte Pollino
12 Ottobre 2025

Ma che bella terra è, la Basilicata! Da una parte il Monte Pollino per fare trekking e raccogliere castagne, dall’altra due mari, Jonio e Tirreno per andare a vela e fare canyoning, e tanti fiumi (Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni e Noce) per rafting e torrentismo. E poi, cuore della Magna Grecia, col superbo Tempio di Metaponto, legato ad una star mai passata di moda, il filosofo e matematico greco Pitagora, che qui impiantò casa e Scuola di sapere, chiamando in cattedra per la prima volta al mondo, le donne. Per non dire di Matera, passata da città «vergogna d’Italia», quando negli Anni Cinquanta del secolo scorso, i celeberrimi «Sassi» erano sporchi e cadenti, a patrimonio mondiale dell’Umanità.
SULLE TRACCE DEI DELFINI Il primo impatto è con Porto d’Agri. Dall’insediamento turistico realizzato alla foce del fiume ricco di trote, alborelle e cavedani, che dà il nome alla Valle, salpano le barche, che vento permettendo, a vela si spingono verso il centro del Golfo di Taranto, per incrociare i delfini Tursiopi e Stenelle, che spesso si accompagnano a Grampi e Capodogli. Le aspettative dei visitatori chiamati a raccolta dal progetto «Interazioni» di BTM Italia e APT Basilicata, vengono però disattese. Oggi i giocolieri del mare devono aver trovato cibo da qualche altra parte. Buyers e seller italiani ed europei accorsi per conoscere e proporre sui mercati internazionali la Basilicata Jonica, si rifanno con lo spettacolo del tramonto che si perde fra i monti Sirino e Volturino, anche se a distrarli è il sibilo dei caccia Eurofighter Typhoon del vicino aeroporto di Gioia del Colle. E lo stupore non finisce qui. Prima del ritiro in hotel a Policoro (Heraclea e San Vincenzo) per cena e riposo, c’è la sosta nel Museo Nazionale della Siritide, dove con sorpresa, oltre ai tesori in vetrina (vasi, statue, ori), scoprono che al tempo in cui la Basilicata si chiamava Lucania e le sue genti italiche parlavano la lingua osca, era abitata da popolazioni leggendarie: Serdaioi, Chones ed Enotri, questi ultimi noti per l’alta considerazione riservata nella vita sociale alle donne.
BALCONE SULLO JONIO Superata Policoro, la popolosa città sorta poco oltre l’antica Eraclea del VI secolo avanti Cristo, dove quattrocento anni dopo i Romani combatterono contro Pirro ed i suoi elefanti, e nell’anno 72 affrontarono la ribellione guidata dal gladiatore trace Spartaco, una strada stretta e tortuosa, conduce al suggestivo paesino di Rotondella, cosiddetto perché sino all’altezza di seicento metri, le sue case hanno scalato la montagna tanto da formare un cerchio. Con la vicina ed altrettanto popolosa Pisticci, dove sono le caratteristiche formazioni di argilla, sabbia e calcare dette «calanchi», ha in comune l’appellativo di «Balcone sullo Jonio». Col mare sullo sfondo, dal suo Belvedere si può ammirare la Piana Metapontina, che da una parte s’inoltra sino al confine con la Puglia, e dall’altra quasi tocca, sfiorando Rocca Imperiale, la Calabria. Oltre al piccolo ma fornitissimo Museo Numismatico «Nicola Ielpo», Rotondella delizia la vista con le sue caratteristiche stradine ed il resti del Castello di cui rimane una sola Torre, Torre del carcere, oggi Biblioteca Comunale, ma anche il palato della comitiva targata BTM, con la specialità culinaria di origine araba, «pastizz ‘r tunnar», un impasto non lievitato a forma di calzone, ripieno di carne di maiale, uova e formaggio, cotto al forno.
Prima di raggiungere Nova Siri, al pari di Policoro nota per le spiagge di sabbia dorata, sorta invece a poca distanza dai resti della ricca colonia greca di Siris, di cui nella sua «Geografia» parla Strabone, il viaggio nella Basilicata Jonica prosegue virtualmente con i racconti dell’esperta guida Luciana Vitelli. Ecco allora materializzarsi il borgo fantasma di Craco, da anni ambìto set cinematografico, specie dall’attore americano Mel Gibson, ed il paesino in altura di Colobraro, di solito additato semplicemente come «cudde puaise» (quel paese), perché un tempo si riteneva fosse abitato dalle maghe «masciare», e per questo, nella credenza popolare, portatore di sfortuna. Evidentemente solo presunta, perché in tempi moderni, con eventi legati al suo folklore, è stata trasformata in opportunità turistica.
IL GIOIELLO DI METAPONTO Se c’è un luogo dove è chiara la sensazione di trovarsi nell’iconica Magna Grecia, è Metaponto, letteralmente, al di là del mare. Scesi dal pullman dopo la visita alle due grandi strutture ricettive «Giardini d’Oriente» ed «Argonauti» con la piscina di 6mila metri quadri fra le più estese d’Europa, le possenti colonne superstiti del Tempio del V secolo avanti Cristo dedicato alla dea Hera, impressionano già quando spuntano dalla vegetazione che circonda l’area archeologica situata sulla sponda destra del fiume Bradano. Ma una volta al loro cospetto, le espressioni di meraviglia si sprecano, anche più di quelle riservate al locale Museo Archeologico Nazionale. Dieci sul lato settentrionale, cinque sul meridionale, sono di fattura dorica, e sono dette «Tavole Palatine», probabilmente in ricordo degli scontri fra i Paladini di Francia e gli invasori Saraceni. In origine il Tempio era costituito da 36 colonne, ed era provvisto di un tetto fittile con decorazioni policrome; assieme alla grandiosità, la ricca colorazione serviva ad impressionare i nemici che vi giungevano dall’odierna Statale jonica, che in larga parte, coincide con la preistorica strada Siris-Heraclea.
Fra storia e leggenda, al suo interno, fuggito alle maldicenze che lo opprimevano a Crotone dove si era rifugiato dopo la fuga dall’isola di Samo dov’era nato, Pitagora fondò la sua famosa Scuola Pitagorica, i cui strascichi hanno accompagnato nei secoli la storia della Basilicata, che unica dopo quella che si trova proprio a Samo, gli ha dedicato una statua.
Dopo la foto di rito con lo sfondo delle «Tavole Palatine», altri racconti, attendono i partecipanti al Tour della Basilicata Jonica, che come non bastasse, è pure terra dell’eccellente Amato Lucano. All’ombra del Castello Torremare di Bernalda, eretto attorno all’anno Mille, spunta il nome del regista americano Francis Ford Coppola, che proprio di Bernalda è originario, e vi ritorna di tanto in tanto, anche solo per sedere al fresco a chiacchierare con gli anziani. E poi, il miracolo del 9 febbraio 1688 a Pisticci, la notte di Santa Apollonia, quando la frana che uccise nel sonno 400 abitanti, si fermò all’ingresso della Chiesa Madre, risparmiando il resto della popolazione. Prima del sonno, nella magica Lucania che lo scrittore Carlo Levi canta nel suo «Cristo si è fermato ad Eboli» ambientato nel piccolo e suggestivo paese di Aliano, che lui chiama Gagliano, c’è ancora tempo per stupirsi. Prima un calice di Primitivo Jadì fermentato in orizzontale nella Masseria Cardillo di Bernalda, e poi la tavolata in vigna a Montalbano Jonico, con le volpi che sbucano dai filari e quasi si lasciano accarezzare.