La storia

Ucraina: prof fugge da Mariupol a Potenza grazie all’aiuto dei colleghi lucani

Cristiana Lopomo

«Avevo scritto a tutti gli amici che avevo all’estero e in Italia. I primi a rispondermi – racconta Hanna Tryfonova - sono stati gli amici di Potenza»

POTENZA - Sguardi carichi di un inimmaginabile, incalcolabile dolore. Un macigno che stride rispetto al peso leggero di quei «due zaini con dentro tutto ciò che resta». Hanna e suo marito Nicolaj, con il piccolo Gheorghij di 4 anni, ad aprile sono arrivati a Potenza da Mariupol: via di fuga trovata grazie alla rete di relazioni stratta da Hanna – Preside della Facoltà di Lingue straniere di Mariupol - con un gruppo di docenti dell’Università degli Studi della Basilicata. Una volta qui, l’Associazione Insieme Onlus ha messo per loro a disposizione un’abitazione. «Avevo scritto a tutti gli amici che avevo all’estero e in Italia. I primi a rispondermi – racconta Hanna Tryfonova - sono stati gli amici di Potenza: i prof Francesco Sdao, Rosa Maria Lucifora, Michele Bandini, Aldo Corcella e l’ex studentessa Simona Morlino, conosciuti durante la mia permanenza a Potenza nel 2014». Ora hanno solo voglia di normalità anche se: «Qui siamo al sicuro, ma – dice Hanna – mi risuonano ancora nella testa le sirene. Quando le sentivamo correvamo nei sotterranei». La loro città è divenuta simbolo di resistenza, coraggio, martirio. «Ancora non ci credo. Mi vengono le lacrime – dice Nicolaj Tryfonov - nel vedere in tv cosa sta succedendo». Li ha conosciuti “da dentro” i cunicoli dell’acciaieria Azovstal, la cui evacuazione ha suonato come resa, fine della resistenza. «Ho iniziato lì la mia carriera. Ci ho lavorato – racconta - per 15 anni. Nessuno conosce la pianta intera, ma ognuno solo una porzione».

Non c’è famiglia che non abbia perso qualcuno: il fratello di Nicolaj è stato ucciso. La suocera della sorella di Hanna, anche. Mentre suo padre e sua sorella stessa sono ancora lì: «Dicono che sono bloccati, ma la verità – dice Hanna – è che non vogliono partire: la casa è distrutta, ma ancora in piedi». La preoccupazione è per «I miei studenti che devono laurearsi. Per i corpi sotto le macerie: nessuno li raccoglie per seppellirli. Con il caldo sarà un’epidemia». Difficoltà di comunicazione e connessione enormi: avere notizie è complicato. «Non riusciamo a sentire nessuno, se non per sms o brevi istanti». Una famiglia felice prima che iniziasse la guerra di Putin. Una bella casa, un buon lavoro. «Tornati da poco da un viaggio in Egitto. Felici e un po’ abbronzati. Mai avremmo immaginato – dicono - che la vita potesse cambiare così. Che i russi arrivassero a bombardare città turistiche, belle, ricche di monumenti». Di questa storia ha parlato il TgR Basilicata, lo speciale del Tg3 a cura di Maria Cuffaro su Rai3, il Tg1. E anche la scorsa puntata di Focus on della web tv lucana Voci in Gioco. Una testimonianza da brividi, che commuove. Oltre 6 mila chilometri, in auto, a piedi, in volo. «Ai primi bombardamenti non volevamo partire. Per tre settimane – raccontano - siamo rimasti incerti su cosa fare. Si parlava di guerra lampo. Poi il 15 marzo dei nostri amici coraggiosi ci hanno convinti a fuggire, anche perché nella notte la nostra casa era stata distrutta».

Finiscono nella fila in uscita da Mariupol. L’auto resta senza benzina, è da spingere fino al primo distributore in funzione. Un itinerario tutt’altro che lineare, segnato da stop a ogni check-point. Veri e propri interrogatori, lunghi ore, per sapere se Nicolaj ha contatti con il battaglione Azov o informazioni utili, in virtù del suo lavoro. Di città in città verso Sud, lungo la costa: a Berdiansk, poi a Kerch in Crimea. Poi da parenti in Russia ad Astrachan’: «Ci hanno dato soldi e vestiti, ma sminuivano le nostre preoccupazioni. Non chiedevano nemmeno: come state? Dicevano: noi Russi vi stimo liberando dai nazisti, perché scappate?». Quindi l’unica alternativa: andar via. Il viaggio riprende. L’auto di nuovo a secco, abbandonata a Tbilisi in Georgia. L’aereo per Roma. Infine, in bus fino a Potenza: riparo sicuro e una quotidianità tutta da vivere. Gheorghij ha cominciato la scuola dell’infanzia. Hanna sta valutando bandi riservati a docenti universitari e una collaborazione con il Cnr. Nicolaj - Direttore dell’Ufficio Investimenti e Project management del Comune di Mariupol - lavora a distanza immaginando la ricostruzione, per quanto imponderabile. Il desiderio è «restare a Potenza finché non sarà possibile tornare. Se non a Mariupol, in un’altra città dell’Ucraina».

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