INQUINAMENTO
Fogne a cielo aperto sul Serrapotamo: presentato un esposto alla Procura
È passato un anno dalla segnalazione fatta dagli ambientalisti. Le associazioni hanno fatto analizzare i liquami da un laboratorio: risultati pessimi
SENISE - Un esposto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lagonegro per chiedere di adottare misure idonee e celeri in merito ad una questione che possiamo definire annosa. È passato esattamente un anno, infatti, da quando, anche attraverso la Gazzetta, è stato segnalato lo stato in cui si trova un’area a valle dell’abitato di Senise, nella parte che riguarda il torrente Serrapotamo, le cui acque vanno a finire prima nel Sinni e poi nella diga di Montecotugno. Dopo le segnalazioni a mezzo stampa le associazioni Cova contro, Mediterraneo no Triv, Medici per l’ambiente assieme a jonica tv, hanno fatto analizzare da un laboratorio accreditato alcuni campioni di quelle acque, nel punto in cui il fluido cristallino lascia posto a un liquido maleodorante, di un fetore talmente insopportabile da far insorgere i cittadini dei quartieri più vicini. Un liquido che deriva da un non proprio funzionante sistema di allacci delle fogne. E sempre un anno fa il commissario straordinario del Comune di Senise Alberico Gentile aveva sottoscritto una ordinanza con la quale intimava tutti i cittadini interessati di farsi carico, nelle modalità previste, di controllare le loro abitazioni perché il sospetto era proprio che qualcuno si fosse agganciato alla condotta delle acque piovane invece che a quella fognaria. L’emergenza Covid ha rallentato e posticipato il tempo concesso per effettuare e comunicare tali controlli e, quindi, finora nulla si è mosso. Ma quell’acqua maleodorante è ancora lì. Il risultato delle analisi è pessimo, come ha spiegato il dottor Gianpaolo Farina per l’associazione dei Medici per l’Ambiente: «Azoto ammoniacale in valore pari a 42,58 a fronte di un limite massimo di 15 ammesso per legge, nonché una conta escherichia coli pari a UFC /100 ml 10.000.000 a fronte di un limite di legge pari a 5.000. Non c’è da stare tranquilli ed io mi chiedo anche cosa intendano fare i sindaci del Comuni a valle, del metapontino, che queste acque le ricevono». «Devono essere individuate le responsabilità- ci ha detto l’avvocata Giovanna Bellizzi- di chi doveva controllare e non ha controllato, di chi doveva mantenere un sistema di smaltimento idoneo e non lo ha fatto. Non è possibile che nemmeno in piena emergenza sanitaria per il Covid non si riesca ad affrontare e risolvere questo grave problema». Un ennesimo tassello che si inserisce nel triste «percorso di fogne a cielo aperto» tra le valli del Sinni, del Serrapotamo e del Sarmento.