La riorganizzazione sanitaria
San Carlo senza fondi annunci di tagli, ma il dir sanitario guadagnerà di più
Per salvarle i 25 milioni ci sono, ma ora pesano i dubbi sulla gestione
POTENZA - Venticinque milioni di euro: dieci per il «San Carlo», 15 per l’Asp. Venticinque milioni solo per il 2019, perché per il 2020 i conti a causa dell’emergenza coronavirus sono destinati a crescere ulteriormente. È quella la cifra che il Dipartimento Sanità deve recuperare dalle pieghe del riparto sanitario per evitare il default dell’Azienda sanitaria di Potenza e dell’ospedale «San Carlo». I calcoli per una eventuale riassegnazione dei fondi sono stati fatti e sul tavolo dell’assessore Leone e del direttore generale Esposito la soluzione per evitare il crac c’è. La scelta, però, non è solo di natura tecnico economica ma piuttosto attiene alla gestione delle due Aziende. Alle difficoltà ed ai dubbi che si sono registrati per le attività in corso e per quelle che dovessero essere effettuate nel caso ci fosse la seconda ondata del virus.
Sotto accusa, insomma, più che i conti c’è la gestione delle due Aziende. Perché i soldi in meno, dati per il 2019, alle due Aziende non sono frutto di una decisione politica ma di un riallineamento dei conti dopo il riparto del Previsionale 2019. In poche parole, il taglio era previsto ed è legato a questioni di natura tecnico - amministrativa dopo l’assegnazione in più che era stata fatta in passato per mantenere l’equilibrio. Riassegnare i fondi, dunque, diventerebbe una scelta di natura politica e questo spiega le tensioni che, da giorni, si registrano all’interno della maggioranza regionale chiamata a decidere cosa fare. Per valutare a pieno la situazione inizieranno da oggi le audizioni dei direttori generali delle quattro Aziende sanitarie lucane (le due As, il Crob ed il San Carlo») .
È evidente, però, che l’attenzione si concentrerà sulle indicazioni che daranno Lorenzo Bochicchio, dg dell’Azienda sanitaria del Potentino e Massimo Barresi, dg dell’Azienda ospedaliera «San Carlo». Se il governo regionale dovesse decidere di attenersi al riparto stabilito con il consuntivo, infatti, sia Bochicchio sia Barresi decadrebbero ed ai vertici delle aziende dovrebbero essere nominati due commissari. Questo spiega l’indiscrezione secondo cui lo stesso Bochicchio avrebbe messo a disposizione del governatore e dell’assessore Leone il suo mandato, dicendosi pronto alle dimissioni. Un atteggiamento completamente diverso da quello della guida del «San Carlo» che avrebbe scritto sia al presidente Bardi sia al ministro della Salute, Speranza chiedendo «correttivi urgenti» al fine di scongiurare «la mancata erogazione delle prestazioni previste nei Lea».
Una matassa ingarbugliata, dunque, che rischia di innescare nuove micce nella maggioranza regionale, soprattutto se si considera che per ripianare il disavanzo delle due Aziende i soldi dovranno essere ridotti se non tolti da altre poste finanziarie, a cominciare da quelle degli altri ospedali.