Le indagini

Giallo di Lauria, i vestiti portano a Di Lascio: ultima parola al dna

Pino Perciante

I resti umani trovati in un bosco: potrebbero appartenere al 42enne scomparso

LAGONEGRO - I brandelli degli abiti riconducono a Mariano di Lascio, ma sarà il test del dna a stabilire con certezza se lo scheletro ritrovato domenica scorsa nel bosco «Canicella» a Lauria appartiene al 42enne scomparso misteriosamente il 21 novembre dell’anno scorso. Ieri mattina, il procuratore capo di Lagonegro, Vittorio Russo, ha, infatti, dato il via libera alla procedura che renderà possibile eseguire l’esame genetico.

In mattinata il fratello della persona scomparsa, alla quale potrebbero appartenere i resti umani scoperti domenica pomeriggio, è stato in tribunale per parlare con il procuratore Russo che coordina le indagini. Al termine del colloquio, il magistrato ha stabilito le tappe della comparazione del dna. Agli inizi della prossima settimana (probabilmente martedì), l’anatomopatologo Giuseppe Consalvo estrarrà il dna dai resti recuperati nel bosco di Lauria. Allo stesso tempo preleverà con un tampone un po’ di saliva dal fratello e dal papà di Mariano di Lascio che hanno dato l’assenso a sottoporsi al test. Successivamente sarà eseguita la comparazione, e così entro un paio di settimane sarà possibile dare un nome alla vittima, primo passo per arrivare al suo o ai suoi carnefici. Il dna è l’unica possibilità degli investigatori per risalire all’identità di quei resti, considerato che i frammenti di stoffa trovati attaccati allo scheletro, che farebbero pensare ai resti di un giubbino bianco e di un jeans, sono talmente deteriorati da non poter offrire alcuna certezza investigativa.

Anche per questa ragione la Procura ha ritenuto superfluo, almeno per ora, mostrarli ai familiari di di Lascio per cercare di capire se appartengono agli abiti che il 42enne indossava quando se ne sono perse le tracce. Il medico legale nel corso dell’autopsia ha accertato la causa della morte dovuta ad un colpo alla testa sparato da distanza ravvicinata con un fucile da caccia. Una dinamica che farebbe pensare ad un’ esecuzione.

La Procura di Lagonegro indaga per omicidio e occultamento di cadavere. Nelle prossime ore dovrebbe essere sentito anche il cacciatore che l’altro giorno, alla Gazzetta, ha raccontato di essere stato sul posto del ritrovamento un mese e mezzo prima della scoperta senza aver mai visto quei resti avvolti nel cellophane. Una testimonianza che confligge con alcune evidenze rilevate dagli inquirenti. Intorno ai resti non è stata trovata erba, segno che il corpo giacesse già da tempo nel punto in cui è stato trovato domenica scorsa.

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