La nostalgia di Livio Macchia
«Sogno un grande concerto nella mia bella Acquaviva»: parla il bassista dei Camaleonti
Il sogno, confessato a mezza voce, del «baffone» della musica leggera italiana, è tenere un concerto in piazza Vittorio Emanuele, tra la gente in festa
Acquaviva - Con la sua città natale dentro l’anima, Livio Macchia, storico bassista dei Camaleonti, uno dei più noti e longevi gruppi pop della musica italiana, vive un periodo di positiva riflessione, pur stando chiuso in casa a Cinisello Balsamo, vicino a Milano.
Nato ad Acquaviva, precisamente a piazza Vittorio Emanuele, nel 1941, annuncia: «Stiamo scrivendo nuove canzoni e quell’eclettismo musicale che ha dato il nome e fatto la fortuna del nostro gruppo ci darà la forza di ricominciare. Sinceramente - confessa - sono preoccupato per i lavoratori che gravitano attorno al nostro mondo artistico, per chi monta i palchi, per gli autisti, per i fonici e per l’indotto dei concerti, l’anima del settore musicale, e parlo di tutta l’Italia, dalla Lombardia alla Puglia».
Al telefono, spiega: «I ricavi sono saltati e non si sa se questa categoria di lavoratorio potrà beneficiare del bonus statale di 600 euro. Sono a rischio milioni di euro e migliaia di posti di lavoro - sottolinea il baffuto bassista dei Camaleonti -. Siamo di fronte a un disastro di proporzioni immense, destinato a ripercuotersi sulla qualità della vita di milioni di persone».
Tra i componenti della band c’è tuttavia ottimismo. Certi di potersi riproporre al loro numeroso pubblico, i Camaleonti stanno preparando novità. Quanti dischi avete venduto? «Qualcosa come 30 milioni di copie in 56 anni di carriera. Attraversando in lungo e in largo tutto il pianeta - racconta Livio Macchia - abbiamo tenuto qualche migliaio di concerti e ci siamo visti assegnare l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano, conquistando una Diapason d’Oro e ben 4 dischi del prezioso metallo». Per ottenerne uno, bisognava vendere un milione di copie.
Tanta gavetta alle spalle, e oggi le restrizioni alla libertà di movimento imposte dal Governo. «Eravamo cinque ragazzi di estrazione e di provenienza geografica diverse, uniti dai denominatori comuni dell’essere emigrati a Milano e dell’amore per la musica - scatta l’amarcord -. E pensare che nel 1968 per incidere “Io per lei” (una delle canzoni più celebri dell’ inesauribile repertorio, ndr) ci siamo avvalsi degli archi del Teatro alla Scala di Milano».
Nel 1973 i Camaleonti vincono «Un disco per l’estate», con il motivo «Perché ti amo». Si susseguono una serie di successi al programma tv Canzonissima, al Festival di Santemo. Un esempio? «L’ora dell’amore» supera il milione 590mila copie vendute e «Applausi», con la voce solista di Livio, un altro milione.
Nel 1984 la band di Livio Macchia e Tonino Cripezzi sforna l’inno ufficiale dell’Inter «Cuore nerazzurro». Il 16 maggio del 2014 a Genova ritirano il «Premio Italia alla carriera» e l’anno successivo propongono l’ennesimo nuovo disco «50 anni di applausi».
Il concerto che ricorda con più emozione? «Quello dell’Hotel Fox a Boston, negli Stati Uniti, nel 2018. Un grande successo, davanti a un pubblico straordinario. L’ultima nostra esibizione, prima dello stop a tutti gli eventi - rivela Macchia - a fine febbraio scorso, a Santeramo, a casa di un noto imprenditore. Avvinti da quell’entusiasmo autentico e affettuoso che la gente delle mie parti sa darti». E qui vengono fuori le radici pugliesi, anzi acquavivesi. A dispetto dell’accento lombardo.
«Porto sempre nel mio cuore - conclude - la Cattedrale di Acquaviva, che pare svettare in cielo. Nelle vicinanze sono nato, appena posso ci torno. E trascorro non poco tempo accanto a un mio fraterno amico, professore, che gestisce con la sua famiglia un importante negozio». Il sogno, confessato a mezza voce, del «baffone» della musica leggera italiana, è tenere un concerto in piazza Vittorio Emanuele, tra la gente in festa, quando tutto sarà passato.