«Wojtyla ha reso libera l'Europa dell'Est»
VARSAVIA - Benedetto XVI ha voluto pubblicamente rendere omaggio alla grande fede della Polonia, che è stata un fattore determinante nella caduta di regimi comunisti che opprimevano tanti popoli nell'Europa dell'Est. Lo ha fatto nello stesso luogo dove Karol Wojtyla aveva invocato questa liberazione nel suo primo viaggio in Polonia dopo l'elezione al Pontificato. «Insieme con voi - ha esordito oggi Josef Ratzinger all'omelia, citando le parole del suo predecessore - desidero elevare un canto di gratitudine alla Provvidenza, che mi permette di stare qui oggi come pellegrino». «Ventisette anni fa - ha ricordato - qui, alla vigilia della Pentecoste, Giovanni Paolo II pronunciò le significative parole della preghiera: 'Discenda il tuo Spirito, e rinnovi la faccia della terra'. Ed aggiunse: 'Di questa terra!'. In questo stesso luogo fu congedato con solenne cerimonia funebre il grande Primate della Polonia Stefano Wyszynski, di cui in questi giorni ricordiamo il 25esimo anniversario della morte».
«Dio - ha continuato il Papa - unì queste due persone non solo mediante la stessa fede, speranza e amore, ma anche mediante le stesse vicende umane, che hanno collegato l'una e l'altra così fortemente alla storia di questo popolo e della Chiesa che vive in esso». Nella sua omelia, Benedetto XVI ha poi letto quanto all'inizio del pontificato Giovanni Paolo II scrisse al card. Wyszynski: «Sulla Sede di Pietro non ci sarebbe questo Papa polacco, che oggi pieno di timore di Dio, ma anche di fiducia, inizia il nuovo pontificato, se non ci fosse stata la Tua fede, che non si è piegata davanti alla prigione e alla sofferenza, la Tua eroica speranza, il Tuo fidarti fino in fondo della Madre della Chiesa; se non ci fosse stata Jasna Gora e tutto questo periodo di storia della Chiesa nella nostra Patria, legato al Tuo servizio di Vescovo e di Primate». «Come non ringraziare oggi Dio per quanto si è realizzato nella vostra Patria e nel mondo intero, durante il pontificato di Giovanni Paolo II?», si è chiesto Ratzinger parlando a circa un milione di fedeli.
«Davanti ai nostri occhi - ha continuato - sono avvenuti cambiamenti di interi sistemi politici, economici e sociali. La gente in diversi Paesi ha riacquistato la libertà e il senso della dignità». «Non dimentichiamo le grandi opere di Dio», ha esortato il Pontefice ricordando ai cattolici polacchi oggi tentati dal consumismo che porta relativismo e tanti vizi , che avere fede «non significa soltanto accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell'uomo, della vita e della morte». Un «profondo legame esiste infatti tra la fede e la professione della Verità Divina, tra la fede e la dedizione a Gesù Cristo nell'amore, tra la fede e la pratica della vita ispirata ai comandamenti». «Tutte e tre le dimensioni della fede - ha concluso - sono frutto dell'azione dello Spirito Santo. Tale azione si manifesta come forza interiore che armonizza i cuori dei discepoli col Cuore di Cristo e rende capaci di amare i fratelli come Lui li ha amati.
Così la fede è un dono, ma nello stesso tempo è un compito».
Parole che i polacchi presenti in piazza Pilsudski sembravano voler prendere sul serio, in centinaia di migliaia, infatti, si sono accostati all'Eucaristia distribuita da mille sacerdoti nei vari settori. Il primo a riceverla dalle mani del Papa è stato il presidente Lech Kaczynski, seguito dalla moglie.
VOGLIONO FALSIFICARE VANGELO, SFUGGITE AL RELATIVISMO
«Non cadiamo nella tentazione del relativismo o della interpretazione soggettivistica e selettiva delle Sacre Scritture». Papa Benedetto XVI denuncia il tentativo in atto da parte di «persone o ambienti» di «falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità» secondo loro «troppo scomode per l'uomo moderno».
In un passo dell'omelia che pronuncia in piazza PilsudskI, davanti ad una folla di decine e decine di migliaia di persone incuranti della pioggia battente, papa Ratzinger si scaglia contro il relativismo. «Si cerca di creare l'impressione che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana».
La Chiesa davanti a questo fenomeno non può tacere e «tutti i cristiani - aggiunge - sono chiamati a condividere questa responsabilità accettandone le indicazioni autorevoli». Secondo questo spirito, ogni cattolico è tenuto «a confrontare continuamente le proprie convinzioni coi dettami del Vangelo» nell'impegno di «restare fedele alla parola di Cristo, anche quando essa è esigente e umanamente difficile da comprendere».