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24 condanne in totale
Redazione online
18 Luglio 2019
Louisa Vesterager Jespersen e Maren Ureland, le due turiste scandinave uccise in Marocco
MAROCCO - Tre condanne a morte e un ergastolo per i quattro principali imputati: si è concluso così in Marocco il processo per il duplice omicidio di Imlil, dove lo scorso dicembre due turiste scandinave vennero uccise e decapitate. La sentenza è stata emessa da una Corte di Salè, che ha così accolto le richieste dell’accusa per gli esecutori materiali.
Le due giovani, Louisa Vesterager Jespersen, studentessa danese di 24 anni, e la sua amica Maren Ureland, norvegese di 28, furono uccise e decapitate mentre facevano campeggio alle pendici del monte Toubkal, a 70 chilometri da Marrakech. Il duplice delitto sconvolse l’opinione pubblica.
I condannati a morte sono il presunto capo di un gruppo jihadista, Abdessamed Ejjoud, e due suoi compagni.
In Marocco l’ultima esecuzione risale al 1993. Un centinaio di condannati alla pena capitale si trovano nei bracci della morte.
Le tre condanne a morte comminate dalla Corte d’assise d’appello di Salè rimarranno con ogni probabilità in sospeso, come tutte quelle comminate negli ultimi 20 anni. L’ultima esecuzione risale al 1993: è quella di un alto funzionario di polizia condannato per abuso di potere e stupri seriali.
Il Marocco da allora osserva di fatto una moratoria delle esecuzioni. Da quando poi il 23 luglio 1999 è salito al trono, re Mohammed VI non ha mai firmato un decreto di esecuzione. Il diritto alla vita è sancito come principio fondamentale dalla Costituzione marocchina, entrata in vigore nel 2011.
Tutto il sistema giudiziario del Marocco è interessato da un grande progetto di riforma, avviato nel 2013. Il nuovo codice dovrebbe ridurre a 5 i reati per cui è prevista la condanna capitale: al momento sono invece 16.
In tutte le carceri marocchine, secondo i dati più recenti che risalgono al 2018, sono 115 i condannati nel braccio della morte. Quando il re concede provvedimenti di grazia o indulto, le eventuali condanne a morte vengono convertite in ergastolo.
Oltre alle tre pene capitali comminate ad altrettanti imputati, il processo per l’uccisione e la decapitazione di due turiste scandinave nel dicembre scorso in Marocco, svoltosi a porte chiuse, ha portato a condanne di altri 21 imputati, da cinque anni di reclusione all’ergastolo. Gli imputati hanno età comprese tra i 20 e i 31 anni.
A vario titolo tutti sono stati ritenuti complici dei principali indagati, e cioè di Abdessamad Ejjoud, considerato il cervello della cellula terrorista, autore materiale del delitto di una delle due ragazze, Younes Ouaziyad, che ha ammesso di aver ucciso l’altra studentessa, e Rachid Afatti, che ha filmato la scena. A loro tre è stata comminata la pena di morte. Abderrahim Khayali, il quarto uomo, l’autista che si è allontanato al momento del delitto, ha avuto l’ergastolo.
A vario titolo i 24 erano tutti accusati di «costituzione di banda per preparare e commettere atti terroristici, omicidio premeditato, possesso d’armi, tentativo di fabbricare esplosivi, nel quadro di un progetto collettivo che voleva portare grave attentato all’ordine pubblico». Tra i colpi di scena del processo, anche la 'chiamata in causa della responsabilità di Statò, obbligato ad 'assicurare protezione a cittadini e turistì, avanzata dalle parti civili per indennizzare le famiglie delle due vittime.
Era la notte tra il 16 e il 17 dicembre quando a una settantina di chilometri da Marrakech, le due studentesse scandinave Louisa Vesterager Jespersen, danese di 24 anni e la sua amica Maren Ureland, norvegese di 28, furono uccise alle pendici del monte Toubkal. Le due ragazze, da sole e senza l'accompagnamento di una guida, stavano tentando la scalata alla cima più alta del Nord Africa. Raggiunte nella notte, al bivacco di fortuna, da quattro uomini, furono uccise e decapitate. I loro corpi sono stati trovati la mattina seguente, da un pastore, a poca distanza dalla tenda, nella piana dove si erano accampate.
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