Cirigliano

Vendesi palazzo baronale al prezzo di 150 mila euro

VINCENZO DE LILLO


CIRIGLIANO - La notizia è grossa: la famiglia Formica mette in vendita il palazzo baronale di Cirigliano. E il prezzo è a dir poco ridicolo: 150 mila euro. Ma perché si mette in vendita e perché a quel prezzo? «Si vende perché gli eredi non possono andar lì a controllare i lavori che occorre fare ogni anno», risponde Vincenzo Formica, che vive a Torino. «Noi abbiamo una certa età – continua – e non possiamo più permetterci di fare un viaggio lungo. E gli altri eredi non sono interessati. Speriamo, quindi, che qualcuno prenda in eredità questo bene e che lo tenga nel miglior modo. Saremmo ben lieti, se qualcuno avesse voglia di dare nuova vita a quel palazzo». Quale destinazione d’uso immaginate per un immobile così importante? «Questo è un bel problema, perché non ha bisogno solo di manutenzione, ma anche di messa a norma. C’è bisogno di una serie di interventi per la messa in sicurezza. Se io fossi stato lì a vivere, avrei provveduto al proposito. Ma vado a Cirigliano solo a controllare che non piova dentro. Il Comune non ci viene incontro, anche se paghiamo le relative tasse e le utenze. Ci siamo anche provveduti di un’assicurazione per danni a terzi, nel caso in cui il vento, o altro, possa causare danni».

Vincenzo Formica è nato in quel palazzo, nella parte che è diventata cucina, perché suo padre l’aveva ereditato e lì ha vissuto. A quei tempi fu arredato con bei mobili, che successivamente sono stati rubati, così come le porte. «Ci hanno procurato un danno enorme. Abbiamo dovuto farle rifare a mo’ di come erano; ma naturalmente non sono le stesse. Avrei voluto far diventare museo quel palazzo, perché sono stati fatti due interventi strutturali di diversa natura. Con il primo si son fatti soffitti a legno e pavimenti in cotto a spina di pesce. L’altra parte, meno antica, è stata costruita dai miei famigliari con la volta a botte. Mi sarebbe piaciuto fare un ingresso per mostrare le due tipologie di architettura e la torre che era a guardia delle scorribande che venivano dal mare». Al pensiero di vendere l’immobile, cosa prova sentimentalmente? «Mi dispiace, perché lì sono i ricordi della mia infanzia e dell’età media. Lì ho insegnato e sono stato sindaco nel 1974. Con mia moglie abbiamo ristrutturato due o tre stanze, qualche bagno e attivato il riscaldamento. Poi, per ragioni di lavoro ci siamo spostati a Torino». Perché per 150 mila euro? «Perché non c’è mercato. Si pensava che il petrolio potesse creare un po’ di movimento, ma niente».

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