Nel Materano

Picciano grida la rabbia: «Siamo una periferia dimenticata»

Carmela Cosentino

La veemente protesta e la denuncia dei residenti per l'assenza di illuminazione. E sulla strada del santuario corrono brividi di morte

MATERA - Un borgo dove il tempo sembra essersi fermato. E non dal punto di vista architettonico, dove in realtà si procede verso l’ammodernamento delle abitazioni, ma per la carenza di servizi e la mancanza di sicurezza.

Situato a soli dieci chilometri dalla città dei Sassi e a cinque dalla collina dove sorge l’antico Santuario dedicato alla Madonna, borgo Picciano A vive oggi in uno stato di immobilismo, sebbene sia abitato da una quarantina di famiglie che si sono trasferite in questa frazione alla fine degli Anni Settanta, trovando le case in totale stato di abbandono, vandalizzate, prive di porte e finestre e senza luce e gas.

Anche il pavimento della Chiesa di San Benedetto, dove si può ammirare sulla fiancata laterale il mosaico realizzato da Giuseppe Mitarotonda, fu portato via. Così i nuovi abitanti si rimboccarono le maniche e nel tempo riuscirono a trasformare le case diroccate in abitazioni vivibili e confortevoli, costruite a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Un nucleo abitativo sorto con la Riforma agraria, e costruito sulla base di modelli architettonici “standard” che, in fase di esecuzione, erano spesso modificati dalle maestranze locali per conformarli alle loro conoscenze costruttive, usando, oltre ai nuovi materiali, anche quelli disponibili nel territorio regionale.

Borgo Picciano non ebbe una grande fortuna a differenza di altre frazioni del territorio. Passarono due decenni prima di essere abitato dagli attuali residenti che hanno creato una vera e propria comunità, facendo del centro sociale e della chiesa, i loro punti di ritrovo e discussione. Non lamentano la mancanza di una farmacia o di un negozio di alimentari, ma sollevano una questione più volte portata all’attenzione dell’amministrazione: «la richiesta di un autovelox da posizionare nei pressi del borgo sulla SP6 Matera-Gravina, con lo scopo di ridurre la velocità di tutti i veicoli che si trovino a transitare nei pressi del borgo per garantire la sicurezza e l’incolumità degli abitanti sia all’ingresso che l’uscita nel borgo, in una strada che è anche priva di illuminazione pubblica », dice Aldo Minonne. Altro problema è il servizio autobus. A sollevarlo è Vincenzo Andrulli. Il borgo è collegato a Matera dalla linea 15 che fino a dicembre permetteva di raggiungere la città in quindici minuti sia all’andata che al ritorno.

«A gennaio il tragitto è stato modificato – dice - se prima l’autobus era diretto, adesso da Matera percorre prima la zona industriale de La Martella, poi raggiunge Timmari, Picciano B, il Santuario e infine Picciano A. Durata del percorso, quarantacinque minuti. E la spiegazione che ci è stata data, dopo un sopralluogo dei Vigili deil fuoco, è che l’autobus non riuscirebbe a fare manovra di retromarcia, cosa che invece è stata possibile fino a qualche mese fa». I residenti chiedono inoltre la riqualificazione della strada comunale che collega direttamente il borgo al Santuario di Picciano. Una strada al momento scomparsa, inghiottita dalla vegetazione, che se riqualificata, proprio per la sua ricchezza naturalistica, potrebbe diventare un percorso turistico, adibito al transito ciclabile e pedonale. Inoltre, aggiungono i residenti «questa strada in caso di incendio potrebbe fungere da fascia tagliafuoco tra il bosco e i campi di grano».

Questioni che «attendono risposte da tempo», a cui si aggiunge la richiesta fatta all’Acquedotto lucano, di rifacimento della rete idrica, lunga circa tre chilometri e risalente agli anni Cinquanta, «ripetutamente soggetta a rotture delle tubazioni con abbondanti perdite di acqua e una notevole spesa per le riparazioni».
Problemi per i residenti oggi «non più rinviabili».

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