Il focus

Animali selvatici, nel Materano pochi fondi per curarli

Enzo Fontanarosa

I Centri di recupero di Matera e Policoro ancora in difficoltà per le scarse risorse

MATERA - Non c’è festa che si osservi. Non ci sono ferie da godersi. In ogni stagione l’impegno non manca, col tempo bello o cattivo. È una storia di sacrifici e di altrettanta passione, e senso del dovere, quella che raccontano i Cras, cioè i Centri recupero animali selvatici. Sono degli autentici pronto soccorso per tutta quella fauna, mammiferi, volatili o rettili che siano, che popola i nostri territori. Qui si curano gli animali in difficoltà, per reimmettere in natura gli esemplari delle specie selvatiche, specie di quelle di particolare interesse naturalistico. Qui vi giungono dopo essere stati rinvenuti feriti o debilitati.

A Matera, nell’area della Riserva regionale di San Giuliano, come in quella di Bosco Pantano di Policoro, presidio baricentrico sulla costa jonica tra Taranto e Corigliano Calabro, sono attivi e offrono un importantissimo supporto due Centri che si prendono cura e accolgono ogni anno tantissimi animali in difficoltà o feriti. Un lavoro durissimo e prezioso, quello svolto dagli infaticabili Matteo Visceglia e Antonio Colucci, rispettivamente responsabili della struttura materana e di quella sulla costa. Da loro giungono, o sono gli stessi che si attivano per prenderli in cura, anche con l’aiuto di qualche volontario che collabora con loro, i vari animali recuperati anche dai Carabinieri forestali come dalle Guardie venatorie, o sono gli stessi cittadini a portarli. Si tratta di animali selvatici feriti per lo più dai pallini di fucili da caccia, ma anche per che hanno ingurgitato bocconi avvelenati, oppure sono finiti nelle trappole dei bracconieri o si sono scontrati in volo contro i fili dell’alta tensione, come pure sono vittime dell’impatto con le automobili sulle strade extraurbane. In quest’ultimo caso, purtroppo, non è, inconsueto trovare lungo le carreggiata della nostra provincia i corpi di volpi, faine e lontre, ricci, testuggini, civette, falchetti, aironi, e non solo. In riva allo Jonio, il soccorso e l’attenzione si sposta sulle specie della riserva umida di Bosco Pantano o che arrivano direttamente dal mare, come gli esemplari di tartarughe «Caretta caretta». Un elenco lungo, insomma, di «ospiti» e di impegno per i Cras che, però, di contro alla mole di lavoro, hanno a che fare con risorse economiche non proprio enormi. Il fare fronte alle varie spese di gestione diventa un vero esercizio spesso di equilibrismo perché tutto quadri considerando le somme a disposizione per tutti gli aspetti, comprensibili, riguardanti la gestione delle strutture.

Prima della riforma degli Enti locali introdotta dalla cosiddetta Legge Delrio, sulla gestione dei Cras intervenivano le Province: le competenze ora sono in capo alle Regioni.

L’assessore all’Ambiente ed Energia della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, spiega come «ci sono attività e non solo attenzioni da parte del massimo Ente territoriale lucano, per quanto riguarda i Cras e, più in generale, i parchi naturalistici».

Nonostante ai Centri facciano capo i vari Comuni del territorio, che in diverse occasioni fanno riferimento, portando le specie ritrovate ferite o in difficoltà, ma da parte delle varie Amministrazioni civiche non sono previsti contributi per i Cras. «Il Comune di Matera, con un versamento episodico, ci ha però tenuto a sostenerci», ricorda Visceglia. Intanto, nelle pieghe del Bilancio regionale, non ancora approvato, da parte dell’Assessorato potrebbe essere prevista una somma importante proprio per i Cras. Una materia, del resto, che andrebbe riorganizzata sul territorio lucano tanto che una delle ipotesi che potrebbero prendere forma in futuro, riguarderebbe il numero degli stessi che dai quattro ora attivi (ai due già citati si aggiungano quello operante presso la Riserva naturale Lago Pantano di Pignola e quello presso l’Ente Parco di Gallipoli Cognato delle Dolomiti Lucane) se ne potrebbero aggiungere altri, a iniziare dall’area del Vulture.

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