Nel Materano
Ferrandina, ex salottificio pieno di rifiuti: una «bomba ecologica» da disinnescare
Il sito industriale dismesso dal 2009 utilizzato dai trafficanti della «monnezza»
FERRANDINA - Era nato per produrre divani e poltrone. Fallito il sogno industriale nel 2009, oggi il capannone di Eurosalotti, a Ferrandina (Matera), è diventato il terminale di un traffico di rifiuti provenienti, con molta probabilità, da fuori regione. Nessuno si è accorto di nulla, eppure qui sono stati accumulati qualcosa come 16mila metri cubi di immondizia per un totale di quasi 12 milioni di chili di scarti. In pratica un terzo della «monnezza» prodotta in un anno dalla città di Matera.
Ci sono voluti almeno trecento camion per trasportare fino a Ferrandina tutto questo carico che sarebbe stato ammassato soprattutto nel periodo del lockdown, approfittando di strade semideserte e di cittadini distratti dall'emergenza Covid. Ad accorgersi che qualcosa stava accadendo all'interno dello stabilimento è stato il curatore fallimentare a luglio del 2021, quando ha scoperto per caso che qualcuno aveva sistemato nuovi lucchetti all'entrata del sito industriale. Chi ha utilizzato Eurosalotti come pattumiera, evidentemente, ha pensato bene di appropriarsene fino in fondo, evitando che si ficcasse il naso in quell'enorme accozzaglia di rifiuti. A dicembre dello stesso anno la comunicazione ufficiale del curatore all'amministrazione comunale, all'Arpab, al consorzio industriale e alla Regione del rinvenimento di rifiuti all’interno dell’immobile.
Il Comune di Ferrandina ha affidato tempestivamente l'incarico a una ditta specializzata (La Carpia srl) – con una spesa di circa 18mila euro - per «decifrare» la tipologia dell'immondizia. Accanto agli scarti endogeni di produzione (spugna per la realizzazione di divani e poltrone), è spuntato soprattutto materiale relativo alla produzione di carta. Di qui il sospetto che possa trattarsi di un traffico illecito di rifiuti provenienti da fuori regione (Campania?), dal momento che in Basilicata non sono attive industrie del riciclo della carta. Esclusa la presenza di radioattività e di amianto, ancora non è chiaro se sotto quella montagna di immondizia esistono scarti di altro tipo «poiché – si legge nella relazione di La Carpia - in questa fase non è stato possibile raggiungere tutti i rifiuti presenti. Potrebbero essere individuate altre tipologie durante le attività di bonifica». Già, la bonifica. Serve un intervento urgente per evitare gravi conseguenze ambientali e sottrarre l'ammasso di rifiuti agli incendiari di turno. La necessità di provvedere alla rimozione dell'immondizia è sottolineata anche dagli stessi tecnici che hanno redatto il dossier per conto di La Carpia. Ci sono diversi fattori di rischio: innanzitutto la possibile esistenza di altri scarti che potrebbero essere nocivi e altamente inquinanti, la contaminazione del sottosuolo a causa del percolato (liquido prodotto dalla reazione chimica della spazzatura), il deterioramento o il crollo della copertura dello stabilimento (sul tetto sono state riscontrate diverse rotture). La speranza, dunque, è che si faccia presto.
Si abbia la stessa velocità di pensiero e di azione mostrata dal sindaco di Ferrandina, Carmine Lisanti, che si è attivato in un lampo subito dopo aver appreso della questione Eurosalotti. Il primo cittadino ha inviato copia della relazione al Dipartimento Ambiente della Regione invocando un rapido intervento per garantire lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica del sito. Servirebbero – secondo il sindaco Lisanti - non meno di 1,5 milioni di euro. Chi inquina (o non controlla) paga, ma se l'azienda in questione è fallita chi deve mettere mano al portafoglio? La curatela fallimentare? L'assessore regionale Cosimo Latronico – che si riserva di approfondire la documentazione - sottolinea di aver convocato un tavolo permanente con gli uffici regionali, il Ministero e il Consorzio industriale per monitorare la situazione di tutta la Valbasento dove, purtroppo, ci sono diverse situazioni critiche tra fabbriche abbandonate e problemi ambientali: «Proprio per imprimere un'accelerazione – dice - stiamo esplorando la possibilità di attivare forme di partenariato pubblico-privato per acquisire i siti ormai dismessi e bonificarli».