Social e pericoli
«Cicatrice francese» TikTok nel mirino, parla Balzano: «È la risposta a un disagio»
L'intervista allo psicoanalista esperto di adolescenti: «L'autolesionismo è la risposta che i giovani danno al vuoto dell'anima»
22 Marzo 2023
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un’indagine nei confronti di TikTok Technology Limited, la società irlandese che gestisce la piattaforma di social media cinese TikTok, per la diffusione di video che mostrano comportamenti autolesionistici e per la mancata applicazione delle linee guida aziendali sulla rimozione di contenuti pericolosi relativi a sfide, suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta.
Nel mirino dell’Antitrust una delle ultime mode che imperversano sui social, ribattezzata «cicatrice francese», la sfida tra giovanissimi che spaventa sempre di più le famiglie e non solo.
Si tratta di simulare gli effetti di una colluttazione tramite pressioni, sfregamenti, pizzicotti e graffi sotto un occhio, nella parte più alta della guancia. Una volta che il volto si presenta con una striscia o comunque un segno rosso o violaceo ben distinguibile, coloro che hanno aderito alla sfida, una sorta di rito di iniziazione, si sentono parte di un gruppo in cui tutti hanno fatto un’esperienza che li accomuna. Ne è nata una vera «campagna» che è diventata virale e ha fatto proseliti coinvolgendo sempre più adolescenti che invitano a partecipare a questa «challenge» per diffondere il messaggio della «cicatrice». All’origine del nome ci sarebbe l’abitudine dei miliziani di François Duvalier, il sanguinario dittatore di Haiti scomparso più di 50 anni fa, di sfoggiare sfregi sul viso come simbolo di orgoglio e di forza.
L’Antitrust ha anche accusato TikTok di non aver predisposto sistemi di monitoraggio adeguati per vigilare sui contenuti pubblicati dai terzi, soprattutto in presenza di minori. E di sfruttare tecniche di intelligenza artificiale «suscettibili di provocare un indebito condizionamento dell'utenza» in riferimento all'algoritmo che, adoperando i dati degli utenti, personalizza la visualizzazione della pubblicità e ripropone contenuti simili a quelli già visualizzati e con cui si è interagito attraverso i «like», i «mi piace».
La piattaforma ha risposto di essere pronta a collaborare con le autorità e ha sottolineato che dispone di politiche di sicurezza per proteggere gli utenti, ma l'Autorità ha continuato ad esprimere preoccupazioni riguardo allo sfruttamento di tecniche di intelligenza artificiale che possono influenzare indebitamente l'utenza e, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza, ha anche effettuato un'ispezione nella sede italiana di TikTok.
PARLA LO PSICOANALISTA GIACOMO BALZANO: «È la risposta ad un disagio che i ragazzi non riescono a confidare agli adulti»
L'autolesionismo come risposta al vuoto dell'anima. È in questa chiave che Giacomo Balzano, psicoanalista barese di orientamento adleriano, spiega la moda del momento tra i giovanissimi: la cicatrice francese. Apparentemente una sfida sui social che rappresenta solo la punta dell'iceberg di quel malessere endemico che affligge le nuove generazioni.
Dottor Balzano cosa si nasconde dietro questo «gesto» così in voga tra i giovani?
«La cicatrice francese si inserisce in un contesto psicodinamico in cui i ragazzini di oggi cercano di sopperire ad un profondo vuoto dell'anima. In altre parole non riescono a gestire in maniera sana il tumulto delle loro emozioni, della loro sofferenza e usano il dolore fisico per allontanare i mali psicologici».
Lo fanno consapevolmente o si tratta di un principio di emulazione?
«Non credo non ci sia consapevolezza. Anzi. Lo fanno coscientemente. Si tratta di una sfida che mette in contrapposizione il loro senso di inferiorità rispetto a ciò che vogliono mostrare all'esterno. È un metodo con cui compensano la precarietà della loro esistenza e il fatto stesso che queste imprese vengano pubblicate sui social denotano un'esigenza di visibilità estrema, un narcisismo distorto che viene usato per auto appagarsi».
Qual è il meccanismo che scatta nella mente dei ragazzi per spingerli a farsi del male?
«Sono comportamenti di spinta spartana che si contrappongono alla sensazione di inferiorità, in altre parole “faccio il macho, il duro, perché in fondo sto male”. Un po' come avviene negli sport estremi: si esorcizza così la paura della morte con sfide quasi impossibili, ma che non sono risolutive per nessuno».
Quindi tutto questo a cosa porta?
«A nulla, ovviamente. È un circolo vizioso espressione del male del secolo: il narcisismo patologico. Tutti vogliono apparire grandi, forti e belli, ma è solo una corazza che nasconde un profondo malessere interiore. C'è chi lo esterna in maniera sana, chi invece si lascia mangiare vivo dalla rabbia o dal dolore».
Da terapeuta quali consigli si sente di dare ai genitori?
«Il consiglio è quello di parlare, sempre. Sarà scontato ma è l'unica via. Dietro questi comportamenti ci sono dei disagi che i ragazzi non riescono a confidare agli adulti. Sono ragazzi caratterizzati da un fattore di tipo biologico-genetico unico: sono iper sensibili. Una sensibilità che non viene ben percepita dalle figure parentali o dalle altre persone preposte alla loro educazione. Un bimbo sente delle ferite che vive in maniera solitaria e per esorcizzarle si attacca a questi modelli di tipo narcisistico che gli permettono di combattere la solitudine, ma che non la curano. A questo quadro aggiungeteci una siderale distanza tra ragazzo, famiglia e scuola ed eccovi servito il cortocircuito esistenziale contemporaneo. Nel mio ultimo libro L'amore ai nostri tempi faccio cenno proprio a questa visione: viviamo in un contesto socioculturale basato sulla techne, la tecnologia. Il cui continuo utilizzo inaridisce la nostra parte creativa puntando tutto sulla logica. Se seguiamo questa strada le nuove generazioni saranno sempre più automi e meno uomini. Cerchiamo di aiutare i ragazzi a non perdere mai di vista quello che è il motore dell'umanità: il sentire».



