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Ora nel carcere di Lecce si assume: subito un posto per due al primo recruiting day Arpal

Andrea Aufieri

Il prefetto Manno: «Occupazione e dignità azzerano le recidive»

La scorsa estate erano appena 50 i detenuti di Borgo San Nicola che potevano lavorare fuori dal carcere, secondo la relazione della garante dei diritti delle persone private della libertà, Maria Mancarella - presentata lo scorso 20 ottobre - su un totale di 234 lavoratori effettivi e una popolazione complessiva di 1400 persone. Ma con l’iniziativa “Lavoro F.u.o.r.i.” (acronimo di “Formazione unita a orientamento per il reinserimento e l’inclusione”) dell’Arpal Puglia in collaborazione con la casa circondariale, Confindustria e per la volontà del prefetto Natalino Manno, sono ora 120 i soggetti che possiedono i requisiti per sostenere colloqui di reclutamento. Ieri mattina, nella sala conferenze dell’istituto carcerario, si sono tenuti i colloqui per l’assunzione di 25 di loro e per due persone il sogno di un lavoro stabile si è avverato subito. Un uomo e una donna sono stati assunti da Caroli Hotels, una delle dieci aziende che hanno risposto all’invito della Prefettura e di Confindustria. Queste le altre nove imprese che hanno aderito: Nuova EdilPerrone sas, Fratelli Schiavone, Cds Hotels, EdilCostruzioni, Studio Vitrugno, Gdo Supermercati, Torcito Resort, Damiani Costruzioni snc e la storica presenza di Made in Carcere.

È la prima volta che queste iniziative si svolgono in carcere e ciò è avvenuto in chiusura della seconda edizione di Qui non c’è lavoro Festival, organizzato da Arpal Puglia nell’ambito delle attività de “Il Camper del Lavoro”, frutto della coprogettazione con il Consorzio mestieri Puglia, Cefas e Sale della Terra. Prima dei colloqui di lavoro, si è tenuta una conferenza stampa di presentazione del progetto alla presenza del prefetto; di Gianluca Budano, direttore dell’Arpal Puglia; di Maria Teresa Susca, direttrice della casa circondariale; di Marta Basile, dirigente Arpal; di Roberto Marti, presidente regionale di piccola industria di Confindustria Puglia; di Piero Rossi, garante regionale per i diritti dei detenuti, con la moderazione di Barbara Rodio, responsabile Arpal del sostegno all’inclusione attiva.

Il prefetto, Natalino Manno, ha aperto i lavori: «L’iniziativa rappresenta un’ulteriore dimostrazione della solidarietà del tessuto socio-economico salentino a protezione delle fasce vulnerabili della società. Tante iniziative sono state promosse, a cominciare dal miglioramento dell’assistenza sanitaria all’interno del carcere, con il positivo coinvolgimento dell’Asl, della clinica “Città di Lecce”, del Rotary Club Lecce e dell’Emporio della solidarietà».

«Ogni persona che torna a delinquere - ha aggiunto il prefetto - è una sconfitta per la società, sintomo che non si è fatto abbastanza nel percorso di attuazione dei valori costituzionali di uguaglianza e dignità della persona. Siamo consapevoli che il lavoro è il fondamento della nostra repubblica, oltre che il mezzo fondamentale di realizzazione della persona.Non posso dimenticare l’impegno della Fondazione Armani e dell’Otb Foundation, che hanno donato tessuti e sostenuto anche il progetto Made in Carcere».

Il direttore Arpal, Gianluca Budano, ha ribadito che «questo primo recruiting day in carcere rafforza il posizionamento dell’Agenzia nei confronti di chi non ha la possibilità di autodeterminarsi perché vive delle barriere, del carcere e del pregiudizio».

Maria Teresa Susca, direttrice dell’istituto, ha affermato che l’iniziativa «consente un’attività di profilazione dei detenuti prima ancora di accedere al mondo del lavoro, così da individuare competenze e abilità professionali nonché aspirazioni lavorative, utili a favorire l’incontro domanda-offerta, costituendo una concreta possibilità di reinserimento socio-lavorativo e un deterrente contro la recidiva».

Il garante regionale, Piero Rossi, augura «il contagio alle altre città, partendo dall’esempio di Lecce. Anche il mismatch tra domanda e offerta è un’opportunità per formarsi e coprire le lacune, come anche il compagno di cella che viene assunto può scatenare la voglia di studiare per fare meglio».

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