Le dichiarazioni

Francesca Mariano, la «giudice coraggio» parla dopo le intimidazioni: «Prima o poi lo dico io»

Alberto Nutricati

«Siate persone libere e non pupazzi in mano alla mafia, altrimenti la vostra vita sarà destinata a finire in carcere»

Parla in pubblico per la prima volta dopo l’atto intimidatorio la giudice Maria Francesca Mariano. Lo fa dinanzi a una platea di studenti, ieri mattina nel teatro Filograna, in occasione della rappresentazione teatrale dal titolo «Il Giudice Rosario Livatino», scritta dalla stessa magistrata.

Lunedì scorso, la gip del Tribunale di Lecce, in visita alla tomba di famiglia al cimitero di Galatina, ha rinvenuto nel vaso su cui è impresso il nome del padre, mezza testa di capretto insieme a un coltello e a un nastro di carta con la scritta: «prima o poi». Un messaggio inequivocabile, un’intimidazione che, però, non ha piegato la determinazione della giudice, già sotto scorta per le precedenti minacce subite.

Ed è proprio quell’espressione, «prima o poi», che è ritornata con forza nell’intervento introduttivo della gip, in un ribaltamento coraggioso del significato originario della minaccia.

«Chi volete essere? - ha chiesto rivolgendosi alla platea affollata di ragazzi attenti alle sue parole - Volete essere persone libere che prendono in mano le redini della propria vita e compiono delle scelte personali e responsabili o volete essere burattini dell’astuzia altrui? Dei pupazzi in mano a qualcuno più forte di voi, che vi mette in mano una pistola e vi dice che, se sparate, siete uomini? No, se voi sparate, non siete uomini; siete quelli che stanno aprendo le porte del carcere dove trascorreranno il resto della loro vita, perché là si finisce prima o poi. “Prima o poi” lo dico io adesso».

Più volte, nel suo intervento introduttivo, Francesca Mariano ha posto l’accento sull’importanza della scelta e di essere padroni della propria vita. Per farlo bisogna avere il coraggio di negare il consenso al malaffare; quel consenso sul quale si regge e del quale si nutre il potere della mafia e della criminalità.

«La mafia dà potere, dà denaro, dà tutto nell’immediatezza - ha proseguito la magistrata - ma poi prende la persona, si impossessa di voi, della vostra vita e impossessandosi di voi si impossessa delle vostre famiglie, dei vostri affetti, delle vostre relazioni».

All’incontro erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Lecce Natalino Manno, il procuratore generale Ludovico Vaccaro e i sindaci di Casarano e Taurisano, oltre al commissario straordinario di Ruffano, dove di recente si sono registrate condotte violente che hanno visto coinvolti minorenni che frequentano le scuole superiori del territorio.

Il procuratore generale ha voluto ringraziare la Maria Francesca Mariano per il suo impegno professionale, ma anche per l’impegno nella diffusione della cultura e dell’arte. «La cultura è la più grande nemica della mafia e della criminalità», ha sottolineato il procuratore, ricordando come l’iniziativa teatrale rappresenti un modo efficace per veicolare messaggi di legalità alle nuove generazioni.

«Noi dobbiamo dimostrare a questi ragazzi - ha evidenziato il prefetto Manno - che devono avere fiducia nelle istituzioni e che devono affidarsi ai veri eroi e non ai capetti dei sodalizi criminali locali».

Lo spettacolo «Il Giudice Rosario Livatino», messo in scena dalla compagnia Témenos per la regia di Marco Romano, ha offerto agli studenti un momento di riflessione sulla figura del magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, beatificato nel 2021 e conosciuto come il «giudice ragazzino» per la sua giovane età quando iniziò a servire lo Stato.

La messa in scena rientra tra le azioni sul tema della promozione della legalità volute dalla Prefettura, impegnata anche sui fronti della sensibilizzazione e prevenzione sui temi della dipendenza e su altri argomenti di rilevanza sociale in grado di avere un effettivo impatto sul futuro delle giovani generazioni.

«L’evento rappresenta un importante momento di riflessione e di celebrazione del giudice Rosario Livatino, simbolo di giustizia e di impegno contro la mafia - ha concluso il prefetto - nonché figura che incarna i valori del senso del dovere, del coraggio morale e dell’integrità che dovrebbero animare ogni cittadino e, in particolar modo, coloro che servono lo Stato e la giustizia».

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