La situazione
«Niente pesce locale in tavola», a Gallipoli barche ferme in porto: marineria sul piede di guerra
Anche nel Salento il grido d’allarme di pescatori, ristoratori e sindacati
Pesca vietata da settembre anziché da ottobre, barche ferme in porto e la protesta calabrese e pugliese arriva a Gallipoli. Lunedì infatti è entrato in vigore il fermo pesca obbligatorio per tutto il mese corrente nei porti di Gallipoli, Taranto, Corigliano Calabro, Crotone e Reggio Calabria, come disposto dal Ministero dell’Agricoltura. Anche nel Salento si registra il grido d’allarme di pescatori, ristoratori e sindacati dopo che la decisione governativa ha già scatenato la forte reazione degli operatori del settore del resto della Puglia e della Calabria, preoccupati dal dover fare i conti con un ulteriore ostacolo in un delicato momento economico.
Critica aspramente il provvedimento del governo Vincenzo Scigliuzzo, presidente della Cooperativa Armatori Jonica di Gallipoli: «Tanti i turisti nei nostri ristoranti che chiedono di mangiare il nostro pesce e noi come rispondiamo? Con il fermo». Il periodo di fermo pesca stabilito dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) proseguirà fino al 30 settembre e si tratta di una decisione presa su richiesta degli assessorati regionali e di alcune associazioni datoriali.
Scigliuzzo entra nel dettaglio ed evidenzia amaramente le conseguenze economiche negative per la categoria: «Veniamo danneggiati seriamente noi con le nostre famiglie. Il fermo pesca anticipato cade in un periodo di grande affluenza turistica in cui la domanda di pesce locale è alta e i ristoranti sono pieni di persone desiderose di gustare i prodotti del mare del Salento. Il provvedimento è un controsenso: vi è un adeguamento acritico alle direttive europee senza tenere conto delle specificità territoriali e dell’effettiva utilità del fermo per la riproduzione delle specie ittiche. L’anticipo del blocco, infatti, non è la soluzione migliore per la riproduzione, che avviene in periodi diversi per le varie specie. Le decisioni dovrebbero essere basate su dati scientifici e sulla realtà locale, non su un’applicazione rigida di normative che ignorano le esigenze del territorio e della comunità di pescatori».
Anche la Fai Cisl Lecce tramite il segretario generale Luigi Visconti esprime il proprio totale disaccordo sulla scelta di anticipare da ottobre a settembre il periodo di fermo pesca e la definisce una decisione nata «in totale mancanza di dialogo e che ha lasciato di stucco chi lavora ogni giorno in mare, che si è sentito ignorato e tradito da un provvedimento calato dall’alto. Un provvedimento del genere – aggiunge Visconti – avrebbe necessitato di maggiore condivisione con la parte sindacale. L’accordo iniziale si stava orientando verso un’interruzione più avanti nel mese, ma la decisione è arrivata inaspettatamente e senza dibattito. È un approccio – conclude – che rende il provvedimento un’imposizione, minando la fiducia tra le parti». Infine, sindacati e operatori precisano di non contestare il principio del fermo in sé «ma le modalità con cui viene applicato, senza alcun tavolo tecnico né consultazione con esperti e rappresentanti del comparto».